La Cina si avvicina. E si vaccina
L'innovazione tecnologico-scientifica è l'arma più potente per realizzare il "sogno cinese" di condizionare gli equilibri internazionali. Ecco perché abbiamo dedicato un numero monografico dell'Almanacco della Scienza alla Terra del Dragone. Dallo scenario della pandemia all'inquinamento, dai social network alle tecnologie quantistiche, dalle "guerre stellari" alla pianificazione demografica, dall'immigrazione in Italia alle relazioni tra ricercatori dei due Paesi
Il presidente Xi Jinping maneggia con grande abilità l'inedita miscela che caratterizza la Cina contemporanea, composta da un regime a partito unico formalmente comunista, il Pcc che ha appena celebrato i 100 anni, e un'apertura al libero mercato cha ha impresso al Paese uno sviluppo straordinario. Il numero dei "super-ricchi" cinesi, tra i quali svetta il fondatore di Alibaba, Jack Ma, compete ormai con quello degli statunitensi.
La Cina è indubbiamente la superpotenza di oggi e, forse, di domani: è questo, del resto, il "sogno cinese" che viene ripetuto in continuazione nei discorsi pubblici. Cosa c'entra l'innovazione tecnologico-scientifica in questo discorso? Parecchio. Un dato su tutti: con il 13esimo piano quinquennale, gli investimenti del Governo centrale in scienza e tecnologia sono cresciuti del 70% e quelli in ricerca di base sono raddoppiati. Il confronto con gli Usa sui brevetti si è risolto per il secondo anno consecutivo a favore della Cina, che nel 2020 ha depositato all'ufficio Wipo dell'Onu 69mila domande su 275mila, il 16% in più dell'anno precedente.
Ecco perché abbiamo dedicato un numero monografico dell'Almanacco della Scienza alla Cina, tanto più nello scenario della pandemia. La sua diffusione iniziale a Wuhan è ancora oggetto di un dibattito controverso, per quanto tra gli esperti - conferma nel Focus il virologo Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di genetica molecolare - prevalga la tesi del salto di specie animale. Ma la mancanza di notizie complete e attendibili al riguardo è un dato inquietante. Sempre in tema di Covid-19 ricordiamo che, dopo la disciplina inizialmente dimostrata dai cinesi, abbiamo visto molti cittadini esitanti sulle vaccinazioni, in parte perché rassicurati dal conteniento dei contagi e dalla chiusura delle frontiere, in parte perché non convinti dai vaccini sviluppati dalle aziende cinesi, gli unici a loro disposizione, la cui efficacia sembra nettamente inferiore a quella dei prodotti occidentali (un'ammissione in tal senso è giunta da Gao Fu, responsabile del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie e anche la giornalista Giovanna Botteri ce lo conferma nel Faccia a faccia).
Non siamo più ai tempi in cui Mao veniva elogiato come “scienziato”, ma nella Terra del Dragone il conflitto tra libertà della ricerca e autoritarismo resta insomma stridente. D'altra parte, però, scienza e tecnologia sono le armi forse più potenti per i cinesi. Nel 2018 sul Quotidiano del Popolo, tanto per capirne il livello di ambizione, sono stati annunciati i progetti di una “luna artificiale” a scopo di illuminazione, di un “radar divino” con un raggio d'azione di 2.000 chilometri e di un “fiume celeste” per provocare piogge in Tibet. Idee che hanno destato preoccupazioni politiche e ambientaliste.
A proposito di queste ultime, avverte Antonello Pasini dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico, la sensibilità ecologica in Cina cresce, anche se il Paese resta il maggiore emettitore di anidride carbonica. Un po' per una spinta dal basso sincera, un po' nel pragmatico intento di ottenere la leadership internazionale nella produzione di tecnologie per le energie rinnovabili. A proposito di primati, ricordiamo poi con Maurizio Tesconi dell'Istituto di informatica e telematica il duello in corso con gli Usa sui social network. E quello sulle tecnologie quantistiche, di cui parla Augusto Smerzi dell'Istituto nazionale di ottica, che potrebbe portare a “nuove impressionanti capacità di calcolo” delle quali non è difficile immaginare l'immenso potenziale economico.
La Cina si avvicina, come si diceva un tempo, e sta rendendo sempre più impermeabili i propri confini rispetto allo scambio di beni e persone. Ce ne rendiamo conto anche dall'aumento costante dell'immigrazione cinese in Italia negli ultimi venti anni: ormai la quarta comunità straniera più numerosa, in gran parte composta da titolari di imprese individuali, ricorda Michele Colucci dell'Istituto di studi sul Mediterraneo. E sempre più strette sono anche le relazioni tra ricercatori italiani e cinesi, come confermano le ricerche geologiche sulla nuova “via della seta” e i progetti di valorizzazione del patrimonio culturale, illustrati rispettivamente da Alessandro Pasuto dell'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica ed Heleni Porfyriou dell'Istituto di scienze per il patrimonio culturale.
Sono insomma lontani i tempi in cui Pechino era una sorta di terzo incomodo tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Sarà bene avvicinarci anche noi alla Cina con un'attenzione meno episodica, anche se conoscere e capire questo immenso Paese non è facile. Nemmeno per i suoi governanti che, dopo aver cambiato la pianificazione demografica e autorizzato il terzo figlio, stanno scoprendo che le coppie non sono più interessate ad allargare le famiglie, come spiegano Corrado Bonifazi, Daniele De Rocchi e Giacomo Panzeri dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali. Una complessità che si riflette anche nel significato ambivalente di alcuni termini illustrati da Beatrice Gallelli ne “La Cina di oggi in otto parole” (Il Mulino) che trovate nelle recensioni di questo numero. “Fuqiang”, in particolare, vuol dir prospero e potente e interpreta la volontà di potenza di una Repubblica che per il 2049 si è data l'obiettivo di festeggiare il proprio centenario affermandosi quale nazione capace di condizionare gli equilibri internazionali.