Fate spazio
Per evadere dall'ambiente terrestre, che in questo periodo non pare esprimersi al meglio, parliamo di macchine, alle quali abbiamo dedicato il Focus monografico di questo Almanacco della Scienza. E del tema a esse collegato della ricerca spaziale, da sempre associata a progetti e sogni. Il 2021 presenta infatti un ricco cartellone di missioni
Abbiamo atteso il nuovo anno con un misto di depressione, dovuta al “low profile” di queste feste, e di aspettative: irrazionali, visto che il cambio di calendario è una mera convenzione, e oltretutto deluse dagli esordi del 2021, che non sono stati dei migliori. Per evadere dall'ambiente terrestre che in questo periodo non pare esprimersi al meglio, parliamo di altro. Di macchine, alle quali abbiamo dedicato il Focus monografico di questo Almanacco della scienza, e del tema ad esse collegato dello spazio, di cui scriviamo qui anche per ravvivare la speranza che associamo sempre alla volta celeste, in forma di progetti e di sogni.
L'anno appena iniziato presenta infatti un ricco cartellone di missioni spaziali. A febbraio la sonda Al Amal, degli Emirati Arabi e di costruzione americana, comincerà a girare attorno a Marte. Molto significativo il nome, Speranza, così come quello della sonda Tianwen, Domande al cielo, che dovrebbe consentire ai cinesi di piazzarsi secondi, dopo gli Usa, tra i paesi che hanno fatto scendere un rover sul pianeta rosso. Sempre gli statunitensi, ex duopolisti dell'astronautica con i russi-sovietici, con Mars 2020 stanno per portare su Marte un altro rover chiamato Perseverance e un micro elicottero dal nome Ingenuity, che però è un false friend e vuol dire Ingegno. Prosegue così la ricerca di tracce di forme di vita già avviata da Spirit, Opportunity e Curiosity.
In questo periodo Marte e la Terra, trovandosi dalla stessa parte rispetto al Sole, sono relativamente vicini l'uno all'altra (la distanza media è di circa 230 milioni di km, il 6 ottobre scorso era alla distanza minima, poco più di 62 milioni di km): comunque troppi, per ora, per farci sbarcare esseri umani. Gli esperti prevedono un'attesa di un paio di decenni almeno per preparare una spedizione umana straordinariamente complessa, in quanto servirebbero, in funzione della strategia scelta e dell'energia che si è in grado di utilizzare, dai 440 ai mille giorni circa.
Ma c'è qualcuno che preme sul pedale dell'acceleratore, come il “visionario” Elon Musk, proprietario della SpaceX che ha inaugurato il nuovo anno inviando nello spazio, con il razzo Falcon 9, un satellite di telecomunicazioni turco. Si tratta solo del primo lancio degli oltre quaranta previsti per i prossimi 12 mesi. Mask intende far arrivare gli esseri umani sul pianeta rosso entro il 2026 o addirittura prima, e intanto incassa i salti in alto del suo patrimonio personale, che non ha certo sofferto della crisi socioeconomica dovuta alla pandemia. Come quello di Jeff Bezos, fondatore di Amazon e proprietario della compagnia aerospaziale Blue Origin che, in partnership con la Nasa, promette di portare sulla Luna la prima donna, visto che finora sulla superficie del nostro satellite hanno camminato 12 astronauti maschi. Richard Branson, nel frattempo, riprende i suoi voli spaziali “turistici” a bordo del razzo SpaceShipTwo: il biglietto è un po' caro, eppure ben seicento passeggeri hanno versato l'anticipo di 250 mila dollari.
Può dispiacere che, mentre milioni di lavoratori hanno perso il lavoro o non l'hanno più trovato, interi settori imprenditoriali sono in crisi profonda e tanti servizi pubblici fatichino a tirare avanti, il conto in banca delle persone più ricche del pianeta continui a crescere sideralmente. E può sgomentare che le ingenti risorse necessarie a viaggiare nello spazio siano appannaggio di nuove potenze nazionali ma anche di alcuni magnati privati, che si sono ulteriormente arricchiti proprio grazie ai rivolgimenti socio-economici amplificati dal coronavirus.
Il nuovo scenario terrestre è però indubitabilmente questo. In generale i progressi della conoscenza e della tecnologia non possono avvenire senza una stretta sinergia pubblico-privato, come l'eccezionalmente rapido conseguimento dei vaccini contro Covid dimostra. In particolare, poi, è così quando si guarda allo spazio. La Cina ha di recente realizzato il programma Change 5, una perfetta missione di raccolta di campioni lunari, dopo che nel 2019 aveva compiuto il primo allunaggio sul lato nascosto del nostro satellite. Altre sonde americane sono pronte a cercare sulla Luna informazioni utili a futuri insediamenti umani e a prelevarne risorse preziose da portare sulla Terra, in collaborazione tra Nasa e ditte private. Va precisato che l'unica risorsa che meriterebbe il costo astronomico (per l'appunto) di un simile trasporto è l'elio 3 da usare nei reattori a fusione nucleare, ma si tratta di una prospettiva ancora fantascientifica, mentre le risorse di acqua, ossigeno e metalli da trovare serviranno per l'uso in loco, cioè per sostenere la permanenza umana sulla Luna evitando il costo elevatissimo di doverle portare dietro da casa. Ancora altre missioni statunitensi andranno a esplorare i dintorni di Giove e tenteranno la deviazione della traiettoria di un asteroide ritenuta rischiosa per la Terra. Ed entro l'anno l'agenzia spaziale Usa conta di realizzare il più grande razzo mai concepito.
Ma tutto questo è inutile, è solo un gioco della ricerca, una rincorsa tra scienza e fantascienza? Basti, a fugare il dubbio, ricordare che la stazione spaziale internazionale ISS, gestita da varie agenzie con una partecipazione italiana, ha compiuto da poco i 20 anni di attività in cui 240 astronauti si sono avvicendati in orbita per attività di cui si sono beneficiati oltre 4.000 scienziati di 100 Paesi diversi. Chi ha dubbi o addirittura nega l'allunaggio, ma ovviamente utilizza smartphone e internet, che oggi esistono anche grazie alla ricerca spaziale, ricorda un po' coloro che sproloquiano su contagio e vaccini senza ricordarsi che se oggi stiamo combattendo contro Covid-19 è anche grazie a tanta ricerca di base eseguita in passato.
Per info: Video WebTv Cnr