La scena è banale, ma emblematica. Roma, autobus solitamente affollato: seduti uno di fronte all'altra, un maturo signore digita compulsivamente sul proprio cellulare e una giovanissima studentessa, libro aperto sulle ginocchia, ripete la declinazione alle sue amiche. Una specie di mondo alla rovescia che dimostra quanto ormai– nella nostra formazione, nella comunicazione e nella vita - si mescolino cartaceo e digitale, analogico e telematico, tradizionale e innovativo. È anche questo il senso della bellissima avventura, da poco cominciata, di Matera capitale della cultura europea: una città dal cuore rupestre che, forte di questa particolare e straordinaria bellezza, si apre alle tecnologie per affrontare la sfida del futuro. Un'avventura affascinante, come leggerete nel Focus monografico dell'Almanacco della scienza, di cui il Cnr è uno dei protagonisti.
Quest'evoluzione convulsa e imprevedibile, però ci pone anche davanti a difficoltà che rischiano di ostacolare soprattutto coloro che ne sono i principali protagonisti, cioè i giovani, e i formatori cui essi sono affidati. Fino a qualche decennio fa insegnare era o almeno sembrava più semplice, poiché conoscenze e competenze da trasmettere rimanevano in gran parte immutate anche a distanza di anni. Oggi indicare agli studenti una prospettiva di studio e lavorativa certa è impossibile, poiché il mondo delle professioni può mutare repentinamente anche in tempi brevissimi e la formazione dev'essere quindi molto duttile, metodologica, elastica e soprattutto permanente. Come riuscirci, o almeno provarci?
Di recente una giovane professoressa di matematica, la disciplina in genere più detestata sui banchi di scuola, mi descriveva la soddisfazione impagabile che prova quando anche un singolo studente dimostra di aver capito e apprezzato il suo sforzo didattico, ricambiandolo con il proprio impegno. È un sentimento che qualunque docente può confermare e che talvolta – conosco personalmente un caso, sempre di matematica ma relativo a un'insegnante già pensionata – gratifica proprio i più severi, quelli che presumiamo siano odiati, se sanno far capire ai ragazzi che il rigore è finalizzato a fornire loro una base solida su cui fondare il loro futuro.
Possiamo solo immaginare, quindi, come si sarà sentito il professore di diritto che durante l'ultimo incontro degli Ambasciatori della legalità, organizzato dal Cirgis e dall'Unione industriali di Savona, è stato ringraziato davanti a quasi 300 ragazzi e colleghi da un suo ex studente, ormai laureato e in stage presso un ufficio giudiziario, per avergli comunicato la passione verso una disciplina in apparenza così arida. Il senso di testimonianze simili (ciascuno di noi potrà confermarlo, pensando a un insegnante che gli è rimasto nel cuore) è che non c'è difficoltà tecnica, culturale, scientifica che non si possano superare se gli adulti si impegnano, unendo l'esempio positivo e l'esperienza diretta all'astrazione teorica. Spesso i ragazzi definiti come 'sdraiati' non lo sono per niente, è che non diamo loro una buona ragione per alzarsi.
Un'altra dimostrazione l'abbiamo avuta alla presentazione dell'ultimo numero della collana Comics&science di Cnr edizioni illustrato da Michele Rech, in arte Zerocalcare. Il fumettista è stato in visita al Sincrotrone di Trieste e ha poi raccontato questa grande macchina della fisica, i suoi complessi esperimenti di fisica delle particelle e le tesi della meccanica quantistica: “senza pretese divulgative”, ha specificato, ma trasmettendo con il suo stile autoironico e surreale le capacità, le competenze, le conoscenze dei ricercatori. E, soprattutto, la loro passione.