Il futuro di un ente di ricerca si misura anche dalla capacità di accogliere e coltivare i migliori giovani talenti. E, a poche settimane dal mio insediamento come presidente del Cnr, sono molto lieto di constatare che i nostri giovani ricercatori costituiscono una realtà estremamente vitale e incoraggiante. È infatti molto positivo il bilancio dei vincitori delle borse di studio Firb - Futuro in ricerca - messe a disposizione dal ministero dell'Istruzione, università e ricerca e destinate a finanziare progetti di ricerca fondamentale. Il Consiglio nazionale delle ricerche, e questo mi inorgoglisce, è stato l'unico tra gli enti a vedersi assegnate 12 borse di studio su 99 totali, altrimenti appannaggio pressoché esclusivo delle università. Di queste borse di studio, ben 8 sono quelle attribuite ai ricercatori strutturati. Le restanti sono state distribuite a colleghi ancora più giovani.
A rafforzare un risultato di per sé già estremamente favorevole, si devono aggiungere i due Erc starting grants 2010, un numero pari a quelli aggiudicati dall'Unione Europea ai ricercatori di tutti gli altri enti di ricerca italiani. A conferma di un trend che ha visto il Cnr sempre premiato, sin dall'istituzione di queste borse di studio europee.
Il bilancio è nel complesso molto positivo. Innanzitutto perché queste borse di studio sono personali e premiano le idee innovative e rivoluzionarie, dunque la creatività. E poi perché permettono ai giovani ricercatori di avere un'autonomia nella gestione dei fondi loro assegnati mai goduta prima. Questa caratteristica è cruciale per la crescita professionale di ogni vincitore, perché gli permette l'assunzione di una piena responsabilità circa il giusto utilizzo dei finanziamenti ricevuti. In questo modo non solo si perseguono le proprie idee, ma si impara anche a essere buoni manager, dote sempre più indispensabile laddove si debba fare fronte a risorse limitate. La crisi economico finanziaria, infatti, non soltanto spingerà sempre di più gli scienziati a diventare abili amministratori, ma già impone all'intero comparto un ripensamento generale delle modalità di investimento.
Per il Cnr penso a una reingegnerizzazione dei fondi che vada verso la loro ottimizzazione, distribuendoli laddove siano in grado di portare i maggiori frutti. In quest'ottica, sarà sempre più cruciale perseguire l'obiettivo dell'internazionalizzazione della ricerca. Sono persuaso che le relazioni internazionali siano fondamentali per il mestiere del ricercatore, ma servano anche a sviluppare le potenzialità di un grande ente di ricerca come il Cnr. Intensificare la partecipazione ai progetti dell'Ue e di altre agenzie è sicuramente un modo per concorrere sul mercato dei fondi alla ricerca su scala più vasta. Così come servirà incentivare la mobilità in & out dei ricercatori e le loro relazioni con le grandi infrastrutture di ricerca mondiali e le reti internazionali. I vincitori dei Firb e degli Erc grants ci aiutano a trovare la giusta direzione per il futuro.