Editoriale

L'Italia in capo al mondo

Ce ne siamo resi conto direttamente, qualche settimana fa, quando con due colleghi giornalisti siamo stati alle Svalbard, nel Circolo Polare Artico, per visitare la base di ricerca di Ny-Alesund e condividere qualche giorno di vita e di lavoro con i ricercatori della stazione Dirigibile Italia del Cnr.
di Marco Ferrazzoli

Alle Svalbard, nel Circolo Polare Artico, nella base di ricerca di Ny-Alesund si trova la stazione Dirigibile Italia del Cnr. Lì, in mezzo ai ghiacci, vivono e lavorano alcuni ricercatori tra temperature fino a meno 40 e percorsi in motoslitta, armati di fucile

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Diciamo spesso che la divulgazione scientifica è importante per formare una cittadinanza consapevole rispetto a temi di interesse pubblico come l'ambiente. E che bisogna cercare di incidere sulla sensibilità dei giovani, possibilmente anche nelle loro scelte di studio e professionali, quando queste ultime si formano, cioè in età molto precoce, tra l'infanzia e l'adolescenza.

In questo senso, la cosiddetta 'ricerca estrema' è uno strumento formidabile. Certo, è auspicabile appassionare i ragazzi e informare le persone anche sulle attività di laboratorio, sui misteri della genetica e della fisica, ma quando si presenta uno scienziato che di mestiere vive in capo o in cima al mondo, che oltre a studiare i dati fa un po' l'esploratore, tutto diventa più facile.

Ce ne siamo resi conto direttamente, qualche settimana fa, quando con due colleghi giornalisti siamo stati alle Svalbard, nel Circolo Polare Artico, per visitare la base di ricerca di Ny-Alesund e condividere qualche giorno di vita e di lavoro con i ricercatori della stazione Dirigibile Italia del Cnr.

Abbiamo immediatamente subito il fascino di un'esperienza umana e lavorativa che si svolge in mezzo ai ghiacci (verrebbe da dire 'incontaminati' ma non è esattamente così, come leggerete negli articoli del Focus monografico di questo numero dell'Almanacco della scienza), con temperature (nei giorni in cui siamo stati noi) fino a meno 25 gradi (ma quella percepita giunge fino a meno 40). Per la quale bisogna affrontare percorsi in motoslitta, armarsi di fucile. Nella quale il confine tra il pranzo e il monitoraggio, la pausa caffè e l'elaborazione dei dati sfuma, poiché il contatto tra le persone diventa almeno altrettanto importante che la loro competenza professionale.

Un'esperienza che, giornalisticamente, si è tradotta in una quindicina di servizi radio-televisivi andati in onda su Rai e Sky nelle settimane scorse, alcuni dei quali visibili su web all'indirizzo http://www.polarnet.cnr.it/content/view/1368/1368/lang,it, tra cui un documentario che compare anche come video di questo numero dell'Almanacco. Pensiamo e speriamo che questi servizi trasmettano tutto il fascino dell'avventura scientifica vissuta dai nostri ricercatori artici. Per chi potesse, alla Facoltà di Agraria dell'Università di Perugia, venerdì 20 maggio alle 17,30, incontreremo alcuni di questi ricercatori e vedremo altre avvincenti immagini sull'ambiente, la ricerca e la storia dell'Artico. Storia non è un termine a caso: da qui, a metà strada tra il Polo Nord e l'estrema propaggine settentrionale della Norvegia, partirono le prime missioni polari di Roald Amundsen e Umberto Nobile inclusa quella, tragicamente nota, della 'tenda rossa'. Non è un caso se la base del Cnr si chiama Dirigibile Italia, né se si trova proprio di fronte al pilone dal quale partirono quei pionieristici velivoli per una missione che oggi sembra davvero impossibile.

In questo senso, la cosiddetta 'ricerca estrema' è uno strumento formidabile. Certo, è auspicabile appassionare i ragazzi e informare le persone anche sulle attività di laboratorio, sui misteri della genetica e della fisica, ma quando si presenta uno scienziato che di mestiere vive in capo o in cima al mondo, che oltre a studiare i dati fa un po' l'esploratore, tutto diventa più facile.