Focus: Cronaca

'Sentieri' infuocati

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di Emanuele Guerrini

Rifiuti pericolosi interrati illegalmente e roghi tossici che avvelenano l'ambiente compromettendo la salute degli abitanti. È la realtà che caratterizza l’area tra Napoli e Caserta, la cosiddetta 'Terra dei fuochi'. In questa zona il tasso di mortalità tra la popolazione è alto, come anche l’incidenza di tumori e malformazioni. Fabrizio Bianchi, dell'Istituto di fisiologia clinica del Cnr, spiega cosa è stato fatto e cosa c'è da fare

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Un’area compresa tra le province di Napoli e Caserta è denominata 'Terra dei fuochi' a causa dei cumuli di rifiuti che vengono illegalmente incendiati nelle campagne e ai margini delle strade, diffondendo sostanze tossiche nell'atmosfera e nelle terre circostanti. La Terra dei fuochi si estende per 1.076 km² e comprende 57 comuni, nei quali risiedono circa due milioni e mezzo di abitanti. Anche le aree di Taranto e Statte, benché diverse da quelle campane per dimensione e caratteristiche, presentano analoghe problematiche ambientali e sanitarie.

"Queste due zone del Paese sono da tempo al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica e di Governo e Parlamento, che stanno mettendo in atto un piano straordinario di attività finalizzato alla prevenzione, al controllo e alla tutela della salute di chi vi risiede", spiega Fabrizio Bianchi dell'Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr. "Il Decreto legge n. 136/2013, 'Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali e a favorire lo sviluppo delle aree interessate', può iniziare a dare una risposta significativa, prevedendo interventi per la tutela dell’ambiente e della salute di sicuro interesse per le popolazioni e gli operatori dei settori ambientali e sanitari”.

Il decreto prevede l’estensione alla Terra dei fuochi dello studio epidemiologico 'Sentieri', condotto originariamente dall'Istituto superiore di sanità su 77 comuni del litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano. Inoltre, viene indicata l’opportunità di potenziare i registri delle malformazioni congenite e dei tumori, utili in riferimento ai rischi ambientali presenti nel territorio, e in particolare al superamento dei valori stabiliti per le polveri sottili.

"Il 13 marzo scorso sono stati presentati i risultati della relazione del gruppo di lavoro interministeriale", prosegue Bianchi. "In 47 siti i terreni hanno presentato concentrazione di inquinanti maggiori di 10 volte le concentrazioni soglia di contaminazione (Csc), in 90 siti le concentrazioni di inquinanti sono risultate da 2 a 10 volte più elevate, 1.249 siti sono stati valutati di entità intermedia, per 176 sono stati riscontrati valori fino a 2 volte le Csc. Il totale corrisponde a poco meno del 2% delle aree agricole dei 57 comuni della Terra dei fuochi".

Questi dati rappresentano una prima utile indicazione. "La mole dei dati forniti permette diverse chiavi di lettura, tra le quali la grande variabilità all’interno dell’area" spiega il ricercatore dell’Ifc-Cnr. “Questo dà un'idea della complessità della situazione e dell’importanza dei dati ambientali per caratterizzare l’esposizione delle comunità tra l'altro anche i comuni limitrofi alla Terra dei fuochi, possono avere un profilo di salute compromesso, come mostrano i dati del registro tumori della Asl Napoli 3 sud" conclude Bianchi. "A fronte dei numerosi studi effettuati in Campania è mancata, o quantomeno è stata insufficiente, la 'messa a sistema', a livello regionale, delle informazioni generate da tali attività e un’adeguata comunicazione. Nonostante sia stato prodotto un corpo notevole di conoscenze, non è stato maturato un consenso sufficiente su quale e quanta evidenza sia necessaria per prendere decisioni di sanità pubblica".

 

Fonte: Fabrizio Bianchi, Istituto di fisiologia clinica, Pisa , email fabrizio.bianchi@ifc.cnr.it -

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