Focus: La morte

L'ultima uscita di scena

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di Emanuele Guerrini

Un attore di successo decide di congedarsi dai suoi cari e dal suo pubblico con un gesto estremo. Il suicidio di Robin Williams ha scosso milioni di persone e le ha costrette a riflettere sulle motivazioni di una decisione così radicale. Sergio Benvenuto dell'Istc-Cnr spiega come il suicidio venga percepito in modo diverso dalle differenti culture e quali siano le sue correlazioni con la depressione e l'uso di droghe

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Era depresso. Aveva problemi di alcol e droghe e da poco aveva scoperto di essere affetto dal morbo di Parkinson. Robin Williams è stato trovato morto suicida l'11 agosto scorso nella sua casa di Tiburon, in California. I risultati dell'autopsia, resi pubblici pochi giorni fa, hanno escluso l'assunzione di droga o alcol al momento del suicidio.

"Esiste certamente una correlazione tra depressione e fenomeni suicidi, ma non c'è un rapporto causa-effetto", spiega Sergio Benvenuto dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr. "Anche l'assunzione di droghe o l'abuso di alcol sono il segno di un malessere personale che si può esprimere nel suicidio, ma non ne sono la causa diretta".

Come spiegato nel libro di Marzio Barbagli, 'Congedarsi dal mondo', il gesto estremo può assumere diverse valenze a seconda del contesto culturale di riferimento. "Nel mondo occidentale il cristianesimo introduce un forte vincolo etico all''omicidio di se stessi', finché, dal '600 comincia a farsi strada una nuova concezione dell'individuo, che progressivamente scardina tale freno", chiarisce Benvenuto. "In Asia si registra invece una pluralità di forme di suicidio tra le quali quello compiuto 'per far male a un altro'. In Cina, ad esempio, c'è chi si toglie la vita come atto di protesta contro qualcuno. Mentre in occidente ci si chiede 'perché l'ha fatto?', in Cina si domandano 'contro chi l'ha fatto?'. Tuttavia, storicamente, ogni drastico cambiamento politico genera un malessere che si può anche manifestare con gesti di autolesionismo estremo. Il padre della psicanalisi, Sigmund Freud, sosteneva che la stessa depressione grave fosse un atto di accusa contro qualcuno, per esempio in seguito a un abbandono".

A parte i paesi dell'Est europeo, come Russia o Ungheria, dove i tassi di suicidio restano tra i più alti al mondo, sembra che in occidente si stia verificando una diminuzione del fenomeno, anche se "le statistiche sull'argomento vanno prese con le pinze, perché non sono mai suffragate da dati scientifici certi", tiene a precisare Benvenuto. "Esistono fattori religiosi e culturali che influiscono sulla decisione di definire come suicidio un caso di morte. In alcuni paesi dove tale atto è disprezzato e considerato peccaminoso, per ragioni religiose o etiche, il dato risulterà sicuramente sotto-dimensionato rispetto alla realtà: i medici che stilano i certificati di morte tendono a essere compiacenti con i familiari del defunto e a mascherare il suicido, che non entrerà quindi come tale nelle statistiche finali sulle cause di mortalità. Altre volte quello che può sembrare un 'tragico incidente' stradale è in realtà stato causato volontariamente o in uno stato di semi-volontà".

 

Fonte: Sergio Benvenuto, Istituto di scienze e tecnologie della cognizione, Roma , email eu.jou.psy@gmail.com -

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