Editoriale

La triste bicromia italiana

di Marco Ferrazzoli

Dedicare un numero dell'Almanacco della Scienza ai colori, ovviamente, significa prima di tutto pensare a quelli delle regioni. È comprensibile e condivisibile lo sconforto causato da più di un anno di lutti, danni economici e limitazioni alla nostra vita sociale. Incertezze, contraddizioni ed errori in questa contingenza sono particolarmente frequenti, poiché si deve agire in “tempo reale”, ma le persone confuse e deluse meritano tutta l'attenzione possibile

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Parlare dei colori – a cui dedichiamo questo numero dell'Almanacco della Scienza – in questo periodo ovviamente significa prima di tutto riflettere sulla mesta bicromia italiana. E condividere lo sconforto di tanti. Per esempio commercianti ed esercenti che hanno scoperto poco prima che quel week end sarebbe stato l'ultimo di piena libertà lavorativa. O i residenti nelle regioni che hanno fatto addirittura un doppio passo indietro, come Lazio e Sardegna.

Parlare dei colori – a cui dedichiamo questo numero dell'Almanacco della Scienza – in questo periodo ovviamente significa prima di tutto riflettere sulla mesta bicromia italiana. E condividere lo sconforto di tanti. Per esempio commercianti ed esercenti che hanno scoperto poco prima che quel week end sarebbe stato l'ultimo di piena libertà lavorativa. O i residenti nelle regioni che hanno fatto addirittura un doppio passo indietro, come Lazio e Sardegna. Ma non meno comprensibile è la perplessità indotta dai casi sospetti di gravi reazioni avverse alla vaccinazione, dallo stop momentaneo deciso per quello Astrazeneca, dalle diverse politiche vaccinali adottate dai vari paesi. Errata, ma non ingiustificata, è l'impressione di ritrovarsi allo stesso punto dopo un anno, così come quella che una proroga delle “strette” nelle misure di sicurezza allontani la luce che speriamo di vedere prima possibile, dopo questo lungo tunnel.
Lo stiamo ripetendo dall'inizio della pandemia: l'incertezza, le contraddizioni e gli sbagli, inevitabili in qualunque attività umana, in questa contingenza sono particolarmente frequenti poiché la politica e la scienza devono capire, decidere e cercare di risolvere in “tempo reale”, senza poter attendere i tempi lunghi che una situazione così complessa richiederebbe. Ma questa considerazione razionale non è sufficiente per compensare l'avvilimento e l'irritazione causati da più di un anno di lutti, danni economici e limitazioni alla nostra vita sociale.
Bisogna distinguere. Esiste senz'altro una minoranza ideologicamente irrazionale e anti-scientista, che ha sposato per partito preso le tesi complottiste e negazioniste, chiudendosi nelle proprie camere dell'eco. Ma la gran parte di scettici ed esitanti sono persone confuse e deluse, che meritano tutta l'attenzione possibile. Qualche giorno fa un gruppo di studenti, alla richiesta di cosa lamentassero rispetto alla conduzione dell'emergenza sanitaria, ha risposto: una comunicazione pubblica coerente, trasparente ed efficace. Richiesta più che legittima ma difficile da accogliere, perché i soggetti istituzionali coinvolti sono tanti, perché le informazioni sono molto delicate e perché nessuno era preparato a una simile sciagura epocale.
Detto ciò, avremmo dovuto e dovremo fare meglio e di più. Cercare di coordinare le voci ufficiali e autorevoli oggi disperse in infiniti rivoli, esplicitare la complessità e le contraddizioni della realtà che viviamo, raggiungere i destinatari delle informazioni sui canali maggiormente utilizzati. Altrimenti, oltre alla divisione tra i diversi colori, allargheremo anche quella per consapevolezza scientifica e coscienza civile, e non possiamo permettercelo.