Dal 15 giugno l'Italia è entrata nella cosiddetta “fase 3”, che ha segnato un ulteriore passo verso il progressivo ritorno alla normalità dopo quasi due mese di lockdown. Una dopo l'altra le attività produttive e commerciali escluse dalla “fase 2” sono ripartite e anche i confini regionali e nazionali sono stati riaperti. Se i dati sanitari sembrano essere abbastanza rassicuranti, troppi italiani paiono però aver dimenticato il pericolo Coronavirus. “Fin tanto che non si arriverà a zero nuovi contagi e zero malati, esisterà sempre la possibilità che il virus inneschi nuovi focolai, rischio ovviamente tanto minore quanto minore è il numero di persone positive”, ricorda il virologo Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di genetica molecolare (Igm) del Cnr.
Nonostante la concreta possibilità di nuovi contagi, abbiamo assistito a un continuo susseguirsi di assembramenti, da nord a sud del Paese: persone radunate nei quartieri della movida, sui litorali, senza rispetto delle distanze di sicurezza, senza mascherine… Una situazione insostenibile che potrebbe portare alla reintroduzione delle restrizioni nelle zone interessate e a contenziosi tra i residenti. Problemi di assembramento si sono verificati anche in occasione di iniziative politiche e sit-in in varie città nelle quali molti manifestanti, oltre a non mantenere la distanza, non indossavano neanche la mascherina.
“Il nuovo Coronavirus ha, per le sue caratteristiche di trasmissione a breve distanza tramite contatti ravvicinati, la tendenza a manifestare focolai cosiddetti a grappolo, cioè a partire da nuclei di persone a stretto contatto (nuclei familiari, palestre, centri commerciali, residenze per anziani, ospedali)”, spiega Maga. “Dunque qualsiasi aggregazione di persone che si verifichi senza il rispetto della distanza di sicurezza o senza l'uso della mascherina è un evento potenzialmente a rischio di innescare una catena di trasmissione. Se vogliamo uscire da questa epidemia in fretta è necessario che tutti facciano lo sforzo di rispettare ancora queste misure, fin tanto che non potremo dichiararci liberi dal virus”.
Per cercare di far fronte ai problemi di assembramento, il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia ha proposto di reclutare di 60mila assistenti civici, i cui compiti dovrebbero consistere nell'aiutare le persone in difficoltà, scaglionare le entrate nei mercati, nelle chiese, nei parchi, nelle spiagge libere e nell'invitare i cittadini a rispettare le regole; non potranno però sanzionare i trasgressori, compito che spetta unicamente alle forze dell'ordine. “Per evitare che eventuali piccoli focolai possano estendersi e originare catene di trasmissione più estese sono fondamentali due azioni: rispettare rigorosamente le misure di sicurezza (igiene delle mani e degli ambienti, distanziamento sociale, dispositivi di protezione come le mascherine quando prescritte); garantire la rapida identificazione dei nuovi casi, il loro isolamento e il tracciamento attivo dei contatti potenzialmente infetti”, aggiunge il direttore del Cnr-Igm.
Per quanto riguarda invece la progressiva riapertura delle attività, Maga rassicura: “Il Governo ha emanato linee guida molto dettagliate per la gestione in sicurezza delle attività industriali e commerciali e, considerato il basso rischio epidemiologico attualmente esistente in Italia, possiamo tranquillamente ritrovare il piacere di andare a fare shopping o cenare al ristorante, avendo cura di osservare le prescrizioni. Distanza, igiene delle mani e uso della mascherina sono i pilastri della prevenzione. Allo stesso modo, i gestori delle attività possono accogliere i clienti in sicurezza, mettendo in atto le misure raccomandate, in particolare evitando eccessivi assembramenti, curando l'igiene dei locali, utilizzando le mascherine secondo le indicazioni”.
Quindi divertirsi e uscire sì, ma con responsabilità, senso civico e rispettando le norme di sicurezza.