Focus: Primavera

Pollini e smog, un mix che toglie il respiro

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di Silvia Mattoni

Con la fioritura, sono oltre 500 milioni le persone nel mondo colpite dai sintomi delle patologie respiratorie di tipo allergico. Ce ne parla Fabio Cibella, dell'Istituto di biomedicina e immunologia molecolare  del Cnr

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Inizia con attacchi di starnuti e lacrimazione, per poi arrivare, nei casi più gravi, a un senso di costrizione toracica accompagnato da respiro sibilante e accessi di tosse. Sono i sintomi delle patologie respiratorie di tipo allergico che puntualmente ogni anno con l'arrivo dei primi pollini colpiscono nel mondo, secondo le linee guida Aria (Allergic rhinitis and its impact on asthma) del 2010, oltre 500 milioni di persone e sino al 40% degli adolescenti, con crisi più o meno gravi. Analoga la situazione in Italia, dove dai dati dello studio Sidria (Studi italiani sui disturbi respiratori dell'infanzia e dell'ambiente) del 2002, emerge che circa il 35% degli adolescenti è affetto da rinite e il 10% da asma bronchiale.

A risentire maggiormente degli effetti delle allergie, soprattutto per quanto riguarda gli allergeni inalanti, sono due patologie respiratorie: la rinocongiuntivite, e l'asma bronchiale. "L'allergia è una risposta immunologica 'anomala' dell'organismo che a contatto con sostanze allergeniche, reagisce provocando uno stato infiammatorio", spiega Fabio Cibella dell'Istituto di biomedicina e immunologia molecolare (Ibim) del Cnr di Palermo. "Anche se non si può considerare a tutti gli effetti una malattia 'ereditaria', lo stato allergico è una condizione che risente in modo sensibile della familiarità. I fattori ambientali possono interagire con quelli genetici, favorendo così lo sviluppo di uno stato allergico clinicamente manifesto". Non è un caso che l'asma bronchiale in età pediatrica risulti la patologia cronica che produce maggiore assenteismo nelle scuole.

"L'asma è caratterizzata da un'ostruzione bronchiale più o meno accessionale, in genere reversibile spontaneamente o in seguito a terapia, e da un'iperreattività bronchiale (reazione anomala delle vie aeree che rispondono con la broncocostrizione a stimoli)", prosegue Cibella. L'intensità dell'episodio di asma varia non solo in rapporto alla entità dell'ostruzione bronchiale ma anche al grado della sua percezione da parte del paziente. "Ecco perché le allergie", ribadisce il ricercatore, "sono il principale fattore di rischio per l'asma, alla cui prevalenza, però, contribuiscono significativamente anche i fattori ambientali".

Tra gli allergeni inalanti, troviamo al primo posto l'acaro della polvere (dermatophagoides) e a seguire i pollini, gli epiteli degli animali domestici (del cane o del gatto) e le muffe. La sensibilizzazione ai pollini dipende dalla localizzazione geografica, che condiziona la presenza stessa dei pollini e l'andamento temporale della loro concentrazione. Per esempio, quello della parietaria, pianta pressoché perenne nel Meridione, presenta nelle regioni settentrionali un andamento limitato ai mesi più caldi.

Tra le condizioni allergiche che costituiscono fattori di rischio per chi soffre di asma, va ricordata anche la rinite allergica, un'infiammazione della mucosa nasale, caratterizzata da rinorrea, starnuti, ostruzione nasale e/o prurito al naso, a cui spesso si associano anche sintomi oculari (come prurito e lacrimazione). In questo specifico caso, specifica Cibella, "sarebbe più corretto parlare di rinocongiuntivite o anche di raffreddore primaverile, proprio perché alcuni soggetti presentano una riacutizzazione dei sintomi nei periodi di massima diffusione dei pollini".

Una volta accertata la sensibilizzazione a uno o più allergeni è necessario valutare con un allergologo le possibili strategie terapeutiche, che variano in funzione sia del tipo sia del numero di allergeni cui si è sensibilizzati e del quadro clinico che si è manifestato.

"Gli ambienti in cui viviamo sia indoor - casa, scuola, ambienti di lavoro o ricreativi - sia outdoor possono interferire con le malattie allergiche", specifica Cibella. "Studi recenti svolti sia in Europa, sia negli Stati Uniti hanno dimostrato che il rischio di patologia respiratoria allergica si incrementa, per adulti e bambini, quando i livelli ambientali di inquinanti (ozono, biossido di azoto, particolato atmosferico, etc.) sono più elevati o quando si vive vicino a strade con grande traffico". Alle stesse conclusioni è arrivata anche una indagine dell'Unità di epidemiologia ambientale dell'Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr di Pisa che ha evidenziato una maggiore iperreattività bronchiale (condizione che sta alla base dell'asma) nelle popolazioni che vivono  nelle aree urbane rispetto a chi soggiorna in quelle rurali.

Silvia Mattoni

Fonte: Fabio Cibella, Istituto di biomedicina e di immunologia molecolare "Alberto Monroy", Palermo, tel. 091/6809118 , email fabio.cibella@ibim.cnr.it -

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