Le alluvioni che nei giorni scorsi hanno colpito la Liguria, la Toscana, il Piemonte e la Campania sono le ultime di una lunga lista che ha visto, solo qualche giorno prima, un episodio colpire la Capitale. Andando poi indietro nel tempo, eventi alluvionali hanno interessato negli scorsi anni molte regioni italiane.
Questi eventi calamitosi si verificano in prevalenza nei mesi autunnali, quando la pioggia si intensifica come quantità e concentrazione, superando le medie a volte in lassi di tempo molto ristretti e raggiungendo persino i 500-600 millimetri in poche ore. Tra le zone colpite quelle a ridosso del mar Tirreno, alto Lazio, Toscana e Liguria. "Questa zona, per la sua posizione tra mare e montagne, viene investita da perturbazioni di vaste dimensioni che in autunno si formano sull'Oceano Atlantico e viaggiano verso Est-Nord Est", spiega Marina Baldi dell'Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr di Roma.
"Una volta raggiunte le coste Italiane, se la situazione meteorologica a scala continentale lo determina, le perturbazioni restano confinate nella fascia fra la costa e gli Appennini", prosegue la ricercatrice. "Ciò avviene sia a causa dell'orografia tipica dell'alta Toscana e della Liguria, con versanti molto scoscesi verso il mare, sia per la presenza di una vasta area di alta pressione che solitamente si forma sull'Europa continentale. Nell'evento del 25 ottobre, il sistema temporalesco si è trovato in una zona di forte contrasto, nei bassi strati dell'atmosfera, tra correnti sciroccali tiepide e molto umide che risalivano verso la costa ligure e correnti più fredde che provenivano da Nord-Nordest e che, dalla Pianura Padana, sfociavano verso il Tirreno attraverso i valichi appenninici. Una situazione che si verifica spesso nel bacino ligure e che, di solito, non è pericolosa, purché non rimanga 'bloccata' nel suo cammino verso Est-Nordest per tempi lunghi. In questo caso, la struttura temporalesca aumenta la propria energia e può provocare disastri".