Editoriale

Giovani e vecchi, vecchio e nuovo

di Marco Ferrazzoli

In un'epoca di "adultescenti" e "diversamente giovani", la dilatazione e confusione anagrafica non deve farci dimenticare le responsabilità che come adulti ricopriamo verso le nuove generazioni. Sul piano della cura dell'ambiente, così come su quello dell'emergenza sanitaria: pensiamo alle discoteche aperte dove "non si può ballare" o alla formazione intesa come un servizio di delivery food. Abbiamo il diritto di ricevere e il dovere di dare, come membri di un'unica comunità che evolve di continuo. È questo a contraddistinguerci dagli oggetti inanimati, che basta sostituire

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In un'epoca di “adultescenti” e “diversamente giovani”, la contrapposizione giovane vs vecchio potrebbe sembrare superata. E in parte lo è, considerata la maggiore longevità in termini sia di sopravvivenza media, sia di allungamento dei tempi professionali e non: ci si sposa più tardi, più tardi arrivano i figli (se ci sono), più tardi si entra nel lavoro (e se ne esce), più a lungo si studia (per fortuna)…

In un'epoca di “adultescenti” e “diversamente giovani”, la contrapposizione giovane vs vecchio potrebbe sembrare superata. E in parte lo è, considerata la maggiore longevità in termini sia di sopravvivenza media, sia di allungamento dei tempi professionali e non: ci si sposa più tardi, più tardi arrivano i figli (se ci sono), più tardi si entra nel lavoro (e se ne esce), più a lungo si studia (per fortuna)… Questa dilatazione e confusione di ruoli anagrafici, spesso positiva anche se talvolta a rischio di ridicolo per i più agèe che permangono in uno stato da “forever young”, non deve però farci dimenticare le responsabilità che come adulti ricopriamo verso coloro che sono arrivati dopo di noi. Sul piano della cura dell'ambiente, delle risorse naturali, del patrimonio storico-culturale, per esempio, così come su quello dell'emergenza sanitaria che si sta fortunatamente allentando, ma dalla quale non siamo affatto usciti in via definitiva e che protrarrà le sue complicate conseguenze ancora a lungo.

Per fare solo un paio di esempi, le discoteche aperte ma dove “non si può ballare”, sulle quali si è parecchio ironizzato, rientrano in una linea di comunicazione corretta ma di cui forse talvolta sottovalutiamo la difficoltà. In generale, richiedere di utilizzare le maggiori libertà che ci vengono concesse con misura è sacrosanto, gli italiani sono però stremati da un anno e mezzo di limitazioni e attendono queste misure come una vera e propria liberazione: contingenza in cui, come è noto, contenere le esagerazioni euforiche è molto difficile. Se questo vale per tutti vale ovviamente, ancora e molto di più, per i giovani.

Ci sono poi aspetti meno evidenti cui talvolta non poniamo attenzione. Per esempio, le abitudini insorte con la didattica a distanza e che ora bisognerà correggere se davvero vogliamo tornare alla “normalità”: un concetto, per inciso, che è stato a lungo snobbato e di cui adesso recuperiamo il valore, dopo averla persa per tanto tempo. Una docente notava sconcertata come una sua giovane studentessa avesse assunto in classe, nei giorni di presenza, atteggiamenti eccessivamente disinvolti: si alzava, usciva, rientrava, faceva le proprie cose senza preoccuparsi della lezione. Dopo averglielo fatto notare, la ragazza si è scusata ammettendo di non essersene neanche resa conto, tanta era ormai l'abitudine di seguire la Dad mentre faceva anche altro.  

Così pure, bisognerà far comprendere agli studenti universitari che l'impegno a uscire e spostarsi, per seguire le lezioni, gli esami, incontrarsi con professori e colleghi, cercare materiale è la regola: strano che sembri, anche coloro che vivono relativamente distanti dalle sedi universitarie sono ormai convinti che la formazione debba raggiungerli a casa come un servizio di delivery food. Precisiamo che la Dad è preziosa, così come il lavoro agile, e che entrambi resteranno sicuramente tra le nostre modalità di vita, considerati il risparmio di tempo, consumi energetici, impatto ambientale che consentono. Ma in un mix equilibrato con la vita in presenza, fisica, materiale, dal vivo e non in collegamento. 

Dovremmo, per concludere, renderci conto che in fondo tutti siamo vecchi e giovani allo stesso tempo, più o meno s'intende, e che quindi abbiamo il diritto di ricevere e il dovere di dare, come membri di un'unica comunità che evolve di continuo. Soprattutto in una società come quella italiana, sempre più anziana. Un concetto ben diverso dal vecchio e nuovo che contraddistingue gli oggetti inanimati, con cui basta sostituire con qualcosa di diverso. E con ciò entriamo nel duplice tema di Focus monografico di questo Almanacco dove, per l'appunto, troverete storie scientifiche legate a questi concetti.

Il Focus è virtualmente diviso in due parti: quella sull'essere umano in cui esaminiamo i dati demografici, le differenti patologie e le diverse esigenze nutritive per le varie fasce d'età; nella seconda invece ci occupiamo dell'età delle stelle, delle unità di misura antiche e recenti, delle nuove tecnologie usate per la datazione di reperti archeologici e dello squilibrio tra deforestazione e “rinnovazione”. Il tema torma nel Faccia a faccia, nel quale abbiamo incontrato Roberto Vacca, ingegnere e divulgatore scientifico: un ragazzo 94enne.