Editoriale

Sì, viaggiare, ma…

Questa sarà un'estate per molti senza vacanze o comunque a spostamenti ridotti, per durata e per distanza, che comporterà perdite notevoli al comparto che vive sui viaggi.
di Marco Ferrazzoli

Un'estate con meno vacanze, spostamenti ridotti, che comporterà perdite al comparto turistico, ma ci indurrà a recuperare siti dimenticati, a riscoprire bellezze e centri minori. I luoghi dove viviamo o dove ci rechiamo sono uno degli elementi fondamentali del nostro benessere che la pandemia ha messo a dura crisi, ma con l'ottimismo della ragione proviamo a cogliere l'occasione per imparare ad apprezzare e rispettare gli ambienti dove viviamo o che visitiamo. In questo Almanacco troverete, nel Focus, alcuni ricercatori del Cnr che ci raccontano i “posti del cuore” dove lavorano o hanno lavorato: Conero, Sinis-Mal di Ventre, Dolomiti, Matera e Larderello, Bruxelles, Boulder negli States, Canada e Sahara orientale. Ma anche nelle altre sezioni del magazine troverete numerosi suggerimenti per viaggi reali e immaginari

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L'Agenzia nazionale del turismo (Enit) spiega che il 40% di quanti sceglievano viaggi all'estero quest'anno sceglierà una meta nel Belpaese, mentre altri dati parlano di oltre 10 milioni di connazionali che resteranno a casa. Questo però ci indurrà, o costringerà, a recuperare luoghi dimenticati e magari prossimi, a riscoprire l'infinità di bellezze distribuite sul territorio nazionale, a tornare alle nostre radici, ad aiutare il recupero di quei centri minori che da tanto tempo soffrono di uno spopolamento

Nei decenni scorsi abbiamo considerato la globalizzazione soprattutto dal punto di vista tecnologico e culturale: new media e hi tech in grado di connetterci con l'altro capo del mondo in un istante, tendenze e abitudini condivise da gran parte dell'umanità. Sono state soprattutto le migrazioni a renderci chiaro quanto anche i movimenti delle persone fossero diventati più frequenti e massicci. Ma abbiamo forse sottovalutato l'esponenziale crescita degli spostamenti dovuti a ragioni professionali, movimenti commerciali, turismo. E, come al solito, nel momento in cui ciò che era scontato diventa improvvisamente impossibile, impedito o difficoltoso ne comprendiamo l'importanza.

Questa sarà un'estate per molti senza vacanze o comunque a spostamenti ridotti, per durata e per distanza, che comporterà perdite notevoli al comparto che vive sui viaggi. L'Agenzia nazionale del turismo (Enit) spiega che il 40% di quanti sceglievano viaggi all'estero quest'anno sceglierà una meta nel Belpaese, mentre altri dati parlano di oltre 10 milioni di connazionali che resteranno a casa. Questo però ci indurrà, o costringerà, a recuperare luoghi dimenticati e magari prossimi, a riscoprire l'infinità di bellezze distribuite sul territorio nazionale, a tornare alle nostre radici, ad aiutare il recupero di quei centri minori che da tanto tempo soffrono di uno spopolamento che rischia di comprometterne l'identità e la stessa sopravvivenza.

I luoghi dove viviamo o dove ci rechiamo sono da sempre uno dei tre elementi fondamentali che possono concorrere alla nostra felicità o serenità (e ai sentimenti opposti, ovviamente), assieme al lavoro e alle attività che svolgiamo e alla nostra rete relazionale e affettiva, a partire da quella famigliare. Con la pandemia tutti questi parametri sono stati messi a dura crisi e secondo i pessimisti ci attende un futuro di incertezza e di calo, se non di crollo, del nostro benessere in termini di reddito e soddisfazione esistenziale. Poiché noi non vogliamo essere pessimisti, anzi abbiamo il dovere dell'ottimismo (poiché la ricerca scientifica è per definizione avanzamento di conoscenza teso a migliorare la vita delle persone e la qualità dell'ambiente), proviamo a convertire le profezie di catastrofe delle Cassandre in cambiamenti modesti, ma concreti e realizzabili, magari pagandoli con una riduzione delle pretese di sviluppo materiale e arricchimento a progressione geometrica che abbiamo coltivato per molto tempo, indifferenti alla conseguenze che tale modello provocava in termini di divaricazione delle disuguaglianze e di impatto sugli ecosistemi (a parte che già la crisi economico-finanziaria del 2008 ci aveva impartito una severa lezione in tal senso).

In questa rimodulazione imprenditoriale, professionale, sociale e culturale, i luoghi dove stare, lavorare o andare in visita per ritemprarci e godere di quella bellezza che salverà il mondo (lo ripetiamo sempre, ma noi sapremo salvare lei?), avranno un ruolo fondamentale. Lo sappiamo già, ce lo dicono le ricerche e le classifiche che legano nazioni e città al benessere dei cittadini. Tutto sta a noi, ai nostri comportamenti, alla capacità che mostreremo di rispettare le regole tese a sconfiggere il contagio ma anche di rispettare e recuperare un Pianeta che stiamo devastando, maltrattando, trascurando in tutti i modi possibili. Persino costruendo, edificando, asfaltando, impermeabilizzando suoli in modo indiscriminato, per cominciare opere incompiute o inutilizzate (un'inchiesta giornalistica in questi giorni ha mostrato una vera e propria “galleria degli orrori” allestita nella Capitale), magari a danno delle tante piccole manutenzioni e grandi opere che sarebbero necessarie e che non sono state curate né realizzate.

Nel Focus di questo Almanacco della Scienza, alcuni ricercatori del Cnr ci raccontano alcuni posti dove lavorano o hanno lavorato: dai paradisi marini del Conero e del Sinis-Mal di Ventre alle Dolomiti, purtroppo sotto un attacco climatico, come tutte le Alpi, che potrebbe oscurare per sempre il loro candore. Da alcune località affascinanti della nostra meravigliosa Penisola, quali Matera e Larderello, a realtà straniere come Bruxelles, Boulder negli States, il Canada e il Sahara orientale. Ma anche nelle altre sezioni troverete numerosi suggerimenti per viaggi reali e immaginari, fisici, scientifici e fantastici. Speriamo vi facciano compagnia, soprattutto se faceste parte di quella quota di italiani che passeranno quest'estate a casa propria.