Editoriale

Il tempo che fa, non solo chiacchiere

Confesso che la meteorologia è uno degli argomenti con addentellati scientifici che mi appassionano meno. Prima di uscire getto un occhio al cielo per capire se posso prendere il motorino (fortunatamente vivo a Roma, una città dove il maltempo è molto raro): il mio rapporto con le previsioni si ferma qui. Capisco però di appartenere a una minoranza esigua. Il meteo è sempre andato, va e andrà per la maggiore, a livello popolare e quindi mediatico. Nella rassegna stampa del Cnr, non per nulla, 'pesa' come fo
di Marco Ferrazzoli

La meteorologia è un tema che appassiona molto media e opinione pubblica e la cui importanza è innegabile. Ma il meteo rappresenta anche l'incertezza della scienza, la predicibilità non è assoluta. Bisogna rifletterci, soprattutto per stabilire un corretto rapporto tra uomo e ambiente. Noi lo facciamo con il Focus di questo Almanacco e con il Festival meteorologia che si terrà a Rovereto il 16 e 17 ottobre

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È per queste ragioni che abbiamo voluto dedicare al meteo il Focus monografico di questo Almanacco della Scienza. Ed è per questo che ci pare molto opportuna l'iniziativa avviata dall'Università di Trento (Rovereto, 16-17 ottobre, www.festivalmeteorologia.it) con una qualificata presenza del Cnr, di introdurre anche in Italia un Festival dedicato alla meteorologia: per far sì che da queste chiacchiere sul 'tempo' si passi a una consapevolezza maggiore. Del metodo scientifico, di come esso possa fornirci un

Confesso che la meteorologia è uno degli argomenti con addentellati scientifici che mi appassionano meno. Prima di uscire getto un occhio al cielo per capire se posso prendere il motorino (fortunatamente vivo a Roma, una città dove il maltempo è molto raro): il mio rapporto con le previsioni si ferma qui. Capisco però di appartenere a una minoranza esigua. Il meteo è sempre andato, va e andrà per la maggiore, a livello popolare e quindi mediatico. Nella rassegna stampa del Cnr, non per nulla, 'pesa' come forse nessun altro argomento.

La passione è tale da infrangere persino la regola fondamentale del giornalismo, quella secondo cui fa notizia l'uomo che morde il cane e non viceversa, poiché la notizia è una soluzione di continuità. Se un tempo, infatti, i mass media si appassionavano alle alte temperature invernali o al maltempo estivo, oggi si parla – tanto – anche del caldo e del freddo. Del resto non si tratta di una mania solo italiana o giornalistica, al contrario: il “what's the weather like?” è amatissimo dai britannici, il “non ci sono più le mezze stagioni” è il più popolare dei luoghi comuni.

Detto ciò, l'importanza della meteorologia nella nostra vita è innegabile. Se un tempo erano soprattutto contadini e marinai a preoccuparsene, oggi l'influenza delle condizioni atmosferiche è forse persino maggiore, nonostante i migliori sistemi previsionali e protettivi di cui disponiamo. Si pensi solo a come la caldissima estate appena trascorsa abbia agevolato il boom di turismo interno, circa 30 milioni in villeggiatura in Italia, che ha portato un'iniezione di fiducia nel processo di uscita dalla crisi economica. Il contraltare di questa considerazione, però, è che la pretesa ormai diffusa di controllare qualunque fenomeno naturale, specie quando tocca i nostri interessi diretti, giunge all'estremo di accusare la 'scienza' laddove non riesca a fornirci le certezze desiderate: ed eccoci – è accaduto davvero - alle vertenze mosse dagli albergatori contro i previsori, rei di un'errata predizione di pioggia che avrebbe allontanato i potenziali ospiti.

Il fatto è che la meteorologia rappresenta benissimo la condizione di incertezza che connota tutta la scienza, il cui massimo obiettivo è ridurre l'errore ma certo non eliminarlo. E tutti i meteorologi seri insistono nell'avvertire che la predicibilità è tale solo in limiti temporali molto angusti e, anche in questi, mai assoluta. Una banalità, tutto sommato, sulla quale dovremmo riflettere poiché paradigmatica della debolezza di tutta la conoscenza umana. Pensiamo ancora al ben più serio problema degli eventi calamitosi che flagellano il nostro Paese con estrema frequenza e, spesso, con esiti drammatici: che le responsabilità vadano individuate e quando previsto sanzionate è ovvio, ma dare la colpa alle autorità pubbliche, ai cambiamenti climatici e ai servizi meteorologici è forse troppo facile e sicuramente non risolutivo. Un recente studio del nostro Istituto di ricerca e protezione idrogeologica su Puglia e Calabria ha chiaramente individuato come attore determinante dei danni prodotti da tali eventi sia l'antropizzazione del territorio, cioè l'edificazione e impermeabilizzazione dei suoli che non permettono il deflusso delle acque. E, come ci è già capitato di dire, in questa pessima pratica la correità è molto ampia e ci tocca da vicino.

È per queste ragioni che abbiamo voluto dedicare al meteo il Focus monografico di questo Almanacco della Scienza. Ed è per questo che ci pare molto opportuna l'iniziativa avviata dall'Università di Trento (Rovereto, 16-17 ottobre, www.festivalmeteorologia.it) con una qualificata presenza del Cnr, di introdurre anche in Italia un Festival dedicato alla meteorologia: per far sì che da queste chiacchiere sul 'tempo' si passi a una consapevolezza maggiore. Del metodo scientifico, di come esso possa fornirci un aiuto fondamentale, in particolare nello stabilire un corretto rapporto tra l'uomo e l'ambiente.