Editoriale

Stavolta parliamo di morte

di Marco Ferrazzoli

Abbiamo deciso di toccare un argomento tabu in questo numero dell'Almanacco: speriamo che i nostri lettori non siano superstiziosi e che, anziché fare gli scongiuri, leggano quello che i ricercatori del Cnr dicono di vari aspetti di un argomento ineludibile

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Parlando della morte tocchiamo un argomento tabu, lo sappiamo. Nella riunione di redazione dell'Almanacco della Scienza ci siamo posti il problema: che effetto farà un Focus monografico su questo tema? Immaginiamo critiche, sarcasmi, scongiuri… D'altra parte perché non dovremmo parlarne, non è un'ipocrisia, un timore superstizioso? Lo spunto ci è venuto dal novembre in corso, che almeno un tempo era considerato il mese dei defunti. E poi si tratta di un argomento che ha tante possibilità di legarsi a consid

Parlando della morte tocchiamo un argomento tabu, lo sappiamo. Nella riunione di redazione dell'Almanacco della Scienza ci siamo posti il problema: che effetto farà un Focus monografico su questo tema? Immaginiamo critiche, sarcasmi, scongiuri… D'altra parte perché non dovremmo parlarne, non è un'ipocrisia, un timore superstizioso? Lo spunto ci è venuto dal novembre in corso, che almeno un tempo era considerato il mese dei defunti. E poi si tratta di un argomento che ha tante possibilità di legarsi a considerazioni scientifiche, come quelle che troverete esposte negli articoli redatti con la collaborazione dei ricercatori del Cnr.

Ma è così vero che la morte è ignorata nella nostra cultura? In realtà alcuni segnali ci dicono esattamente il contrario: pensiamo solo ai macabri assassinii ripresi e diffusi in tutto il mondo dall'Islamic State, con l'evidente intento di lanciare un messaggio 'virale', e al 'successo' che in effetti essi riscuotono, rimbalzando sul web e sulle televisioni di tutto il mondo, con l'unico residuo pudore da parte di emittenti e siti di oscurare il momento della decapitazione. E se non si tratta né di una 'barbarie' dei nostri tempi, basti ricordare come le esecuzioni abbiano rappresentato nei secoli scorsi uno 'spettacolo di piazza' di grande impatto, non è vera nemmeno la tesi speculare, secondo cui l'orrore mostrato da questi video sarebbe un mero retaggio del passato, di una fase precedente dell'evoluzione culturale da cui noi 'occidentali' ci saremmo affrancati.

Semplicemente, la morte è presente nella nostra vita, per l'ovvia ragione che ne costituisce l'ineludibile esito e contrappasso; è un elemento di confronto obbligato, per quanto possiamo provare a nasconderlo. Chi desiderasse approfondire il tema e rendersi conto di quanto essa permei le più diverse società ed epoche, comunque, può riprendere un classico come 'L'uomo e la morte' di Edgar Morin, recentemente riedito da Erikson, ma anche 'Necrocultura' di Fabio Giovannini e il poderoso e coraggioso saggio di Marzio Barbagli che trovate citato nel capitolo sul suicidio. Di recente anche Papa Bergoglio, solitamente più esposto sui media per le sue prese di posizione in ambito sociale ed ecclesiale e per i modi particolarmente amichevoli che per il suo pensiero etico, ha lanciato un richiamo in merito al confine tra vita e 'non vita' e al rispetto per la prima, nel solco dei suoi predecessori.

Non abbiamo avuto tema, in questo numero dell'Almanacco, di affrontare anche aspetti particolarmente scabrosi come le nuove pratiche funebri, con relative modalità di comunicazione: nella metropolitana di Milano, al riguardo, campeggiano da tempo pubblicità che promuovono l'“outlet del funerale', segno che anche questo settore commerciale, forse a causa della crisi economica, obbedisce alle regole di tutti gli altri. Un'altra 'innovativa' mossa di marketing è la recente idea di un imprenditore che propone di disperdere le ceneri dei propri cari in modo davvero inedito: 'sparandole' nello spazio. Non ci pronunciamo, ma non è certo questo il tipo di lanci spaziali che ci appassionano…