La storia va sottomessa al dato di realtà
di M. F.In ‘I molti altari della modernità', Peter L. Berger spiega come il pluralismo sia il paradigma per riuscire a comprendere la modernità sotto il profilo spirituale e religioso
Nel secolo scorso gli studi storico-religiosi si svilupparono come un settore di grande curiosità intellettuale, capace di sintetizzare conoscenze derivate dall'antropologia, dall'etnologia, dalla psicologia, dalle scienze sociali, ma sostanzialmente privo di interesse pratico. L'esplosione del fondamentalismo islamico come elemento di cogente attualità geo-politica ha ovviamente capovolto questa valutazione. Così pure, osserva giustamente Peter L. Berger ne 'I molti altari della modernità', è stato sovvertito negli ultimi decenni un paradigma derivato dai “figli dell'Illuminismo”: la “teoria della secolarizzazione” secondo la quale la modernità comporta “necessariamente un declino della religione”.
In effetti, il grande cambiamento che la modernità ha operato non sta tanto nel secolarismo quanto nel pluralismo, che in qualche modo tende a confliggere con le religioni monoteistiche proselitistiche, quindi le tre abramitiche in primis, che concettualmente, se non intenzionalmente, contengono un potenziale totalitario: ce lo ricordano del resto secoli di storia, di conflitti, di scontri cruenti, che vanno dalle battaglie condotte nel Mediterraneo ai primi contatti tra cristiani e nativi americani. Il futuro, questo il paradigma novecentesco dominante e contestato da Berger, sarebbe quindi stato del pluralismo e del relativismo, che l'autore definisce come “relativizzazione delle visioni del mondo”. Ma la cosa, come vediamo ai nostri giorni, non sono andate precisamente così e fenomeni di fondamentalismo confessionale si mescolano in modo caotico con altri di segno opposto, quali il multiculturalismo e il calo della pratica religiosa in Occidente.
L'autore descrive questo dal punto di vista personale, confessando che gli ci sono “voluti circa 25 anni per concludere che la teoria della secolarizzazione risulta empiricamente insostenibile”. Al di là dell'outing, nel processo descritto da Berger ha evidentemente svolto un ruolo primario la globalizzazione delle merci e degli uomini, fisica e virtuale, che ormai induce ciascuno di noi a sentirsi solo in parte legato alle proprie condizioni di nascita e a vedere il mondo come un'infinita opportunità a nostra disposizione. Una visione che ha minato però la credibilità delle istituzioni, delle politiche laiche, delle democrazie moderne, delle convinzioni ideologiche e politiche persino più di quelle religiose.
In generale, appare comunque opportuno evidenziare che tutte le categorizzazioni astratte e spesso frettolose utilizzate negli studi storici e sociali tendono a volere ingabbiare realtà molto articolate e in continuo divenire. Ed è solo la sottomissione al dato di realtà che può consentire a queste discipline di ambire al pieno status scientifico, alla pari con quelle naturali e dure. Berger è naturalizzato statunitense ma è nato a Vienna nel 1929, dato non irrilevante, ed è noto principalmente quale coautore, assieme a Thomas Luckmann, de 'La realtà come costruzione sociale', come altre sue opere, pubblicato in Italia dal Mulino.
titolo: I molti altari della modernità
categoria: Saggi
autore/i: Berger Peter L.
editore: Editrice missionaria italiana
pagine: 207
prezzo: € 19.00