Parte di questi costi ambientali sono dovuti però agli alimenti prodotti e sprecati. “Le stime della Fao parlano chiaro: ogni anno nel mondo vengono buttati via 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti, un terzo di tutto il cibo prodotto e il quadruplo di quanto servirebbe a nutrire i circa 900 milioni di persone che nel mondo soffrono la fame”, prosegue il ricercatore. “Secondo l’Unep la produzione alimentare globale è responsabile del 70% del consumo di acqua dolce e dell'80% della deforestazione, oltre a creare almeno il 30% delle emissioni globali di gas a effetto serra”.
Un allarme che deve incentivare comportamenti più virtuosi. “Lo spreco di cibo e il danno ambientale sono generati per circa la metà dai processi di trasformazione industriale dell’alimento e dal suo trasporto sulle nostre tavole”, continua Barba. “Ma anche ognuno di noi può nel suo piccolo cambiare la situazione, ad esempio, facendo la spesa in modo mirato, controllando la data di scadenza dei prodotti, finendo ciò che è nel frigo prima di acquistare nuovi alimenti, comprando le quantità giuste e riciclando gli avanzi”.
Dai dati presentati al recente convegno della Società italiana di nutrizione umana (Sinu) è emerso come anche seguire la dieta giusta sia 'green’. “Una settimana di dieta proteica determina l’utilizzo di circa 200 m² di suolo, un consumo di circa 20.000 litri di acqua ed emissioni di anidride carbonica per circa 30 kg/CO2 equ., ovvero circa il doppio dell’impatto ambientale che si ha adottando la dieta mediterranea”, conclude l’esperto.
Fonte: Gianvincenzo Barba, Istituto di scienza dell'alimentazione, Avellino, tel. 0825/299321 , email gbarba@isa.cnr.it -