Focus: Il nuovo lavoro

Covid-19: meno mezzi pubblici più auto privata  

traffico automobili
di Anna Capasso

Se in Italia l'epidemia sembra essersi spostata seguendo i percorsi autostradali, in altre nazioni ha viaggiato anche lungo le linee metropolitane. Una situazione che, al momento della ripresa delle attività produttive, ha suggerito ai lavoratori cautela per gli spostamenti, portandoli a preferire l'uso del proprio mezzo. Ne abbiamo parlato con Giovanni Sebastiani del Cnr-Iac e Paolo Santi del Cnr-Iit

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Con l'avvio della fase 3 e la ripresa delle attività produttive diventa fondamentale la sicurezza dei trasporti sia quelli relativi al traffico urbano che a lunga percorrenza. In Italia, l'epidemia di Covid-19 sembra infatti essersi spostata proprio seguendo i percorsi delle principali infrastrutture di trasporto: uno studio matematico, condotto da Giovanni Sebastiani dell'Istituto per le applicazioni del calcolo “Mauro Picone” (Iac) del Cnr mostra che le province con il più alto numero di contagi sono state quelle con i capoluoghi situati lungo le maggiori autostrade italiane. “Nello studio sono state prese in considerazione le 18 province che al 7 marzo 2020 presentavano almeno 50 contagiati: Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Milano, Monza e la Brianza, Pavia, Padova, Treviso, Venezia, Verona, Torino, Modena, Parma, Piacenza, Rimini, Pesaro-Urbino e Roma. La maggioranza di questi centri si trova lungo quattro direttrici autostradali a carattere internazionale - E35 Milano-Napoli; E70 Torino-Trieste; E55 Bologna-Bari; A22 Modena-Bolzano - e l'80% delle province prese in esame sono attraversate da questi collegamenti autostradali”, spiega Sebastiani. “Da notare, inoltre, che il decreto della Presidenza del consiglio dei ministri dell'8 marzo 2020 prevedeva misure urgenti di contenimento del contagio di Covid-19 nella Regione Lombardia, ma anche in quella di Rimini, il cui capoluogo dista 200 chilometri circa da Mantova, la provincia lombarda più vicina, così come era inclusa la provincia di Pesaro-Urbino, nelle Marche, regione non confinante con la Lombardia e a più di 300 chilometri da Mantova. Questo induce a pensare che a poco più di due settimane dal primo caso registrato in Italia fossero presenti rilevanti focolai ad alcune centinaia di chilometri da quello originario lombardo”.

cartina italia

Lo studio ha analizzato anche la distribuzione spaziale dei casi Covid per 38 province del centro-nord, tra il 4 maggio e il 13 giugno, periodo che comprende la fine del lockdown e la riapertura dei flussi tra regioni. “Nell'intervallo indicato si nota un rallentamento del calo dei contagi se non, in alcuni casi, un aumento della curva epidemica”, prosegue il ricercatore del Cnr-Iac. “È importante notare che dei capoluoghi di provincia presi in esame (Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza e della Brianza, Pavia, Sondrio, Varese, Belluno, Padova, Alessandria, Cuneo, Novara, Torino, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Bolzano, Trento, Pordenone, Trieste, Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Parma, Piacenza, Rimini, Imperia, Savona, Macerata, Pesaro-Urbino, Chieti, Pescara, Firenze e Roma) , ben il 60% è dislocato sempre lungo le autostrade E35, E70, E55 e A22” .

“Ma la diffusione del virus può essere legata anche ai più frequenti spostamenti a corto raggio effettuati all'interno delle città”, aggiunge Paolo Santi dell'Istituto di informatica e telematica (Iit) del Cnr, che svolge attività di ricerca anche presso il Mit Senseable City Lab dell'Istituto di tecnologia del Massachusetts (Mit) di Boston. “Una ricerca del Mit evidenzia come la diffusione del Coronavirus a New York sembra essersi sviluppata lungo le direttrici delle principali linee della metropolitana, ed è facile indovinarne la ragione vista la presenza di centinaia di persone a contatto tra loro in spazi ristretti per diversi minuti, se non per ore”.

L'uso di mezzi di trasporto condivisi come aerei e treni e, su distanze minori, metropolitane e autobus è sicuramente percepito come un rischio per la diffusione del contagio. Ed è certamente per questo che molti italiani, alla ripresa delle attività lavorative, hanno preferito spostarsi con l'auto privata, evitando i mezzi pubblici. Questa tendenza è confermata da uno studio del ricercatore del Cnr-Iiti che analizza i valori di quattro indici di attività umana (attività ricreative, attività lavorative, trasporto pubblico, auto) in diverse fasi dell'epidemia: “Sono state prese in considerazione tre regioni italiane: la Lombardia (la regione con la più alta incidenza di Covid 19, pari allo 0.9% di popolazione infettata a oggi), la Toscana (regione con incidenza media, pari allo 0.27%), e la Sicilia (regione con incidenza bassa, pari allo 0.07%). Gli indici considerati, estratti da dati resi accessibili da Google e Apple, si riferiscono a tre momenti dell'epidemia: il 26 aprile, in pieno lockdown, il 17 maggio, in parziale ripresa delle attività, e il 7 giugno, quando gran parte delle misure restrittive erano state rimosse. Dai grafici ottenuti è stato possibile osservare che mentre i valori degli indici in fase di lockdown (26 aprile) sono praticamente identici nelle tre regioni, in fase di ripresa delle attività (dal 17 maggio in poi), gli indici della Lombardia risultano essere nettamente inferiori a quelli di Toscana e Sicilia. Questo sembra indicare che, nella fase di riapertura delle attività, le persone tendono a ridurre il loro livello di attività in presenza di una maggiore esposizione all'epidemia, come appunto è stato in Lombardia”.   

grafici uso mezzi pubblici

La seconda osservazione dello studio conferma la tendenza di un minor uso del trasporto pubblico in presenza di un maggior rischio pandemico. “L'indice di trasporto pubblico in Lombardia si è ripreso molto meno rispetto a quello delle altre due regioni (-58% al 7 giugno, a fronte di un -36% in Sicilia e a un -28% in Toscana), mentre l'utilizzo dell'auto per gli spostamenti è cresciuto in maniera uniforme in tutte le regioni. Ciò indica un travaso di utenti dal trasporto pubblico a quello privato, in misura tanto maggiore quanto maggiore è l'incidenza dell'epidemia”, conclude Santi.“In assenza di adeguate politiche di ripresa delle attività e del trasporto, la tendenza all'uso del mezzo privato potrebbe portare a una sorta di 'corto circuito' per la salute pubblica dei cittadini: le regioni più esposte al rischio epidemico sono anche quelle più esposte a un incremento del traffico, con ulteriori conseguenze negative per la qualità dell'aria e della vita”.

Fonte: Paolo Santi , Istituto di informatica e telematica, Pisa, email paolo.santi@iit.cnr.it

Fonte: Giovanni Sebastiani , Istituto per le applicazioni del calcolo "Mauro Picone", Roma, email sebast@iac.rm.cnr.it

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