Editoriale

Il dovere della conoscenza

Un chiaro invito ai decisori politici, in un momento così delicato della nostra vita istituzionale e socio-economica, ma che riguarda tutti noi personalmente. I ricercatori sicuramente non sono dei superuomini e non hanno il diritto di chiudersi nella turris eburnea dei loro laboratori, disinteressandosi del mondo e di ciò che esso pensa di loro. Hanno anzi il dovere di rendere conto a cittadini, imprese e amministratori del proprio lavoro, ascoltandone le esigenze e per quanto possibile andando incontro al
di Marco Ferrazzoli

Gli anniversari di alcune scoperte e imprese tecnico-scientifiche a cui dedichiamo questo numero dell'Almanacco sono un invito a riflettere sul ruolo che la ricerca riveste nella nostra vita quotidiana

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Non li abbiamo potuti considerare tutti, nel Focus monografico di questo numero, ci siamo limitati ai più importanti: i 40 anni del cellulare e del codice a barre, i 60 della doppia elica del Dna, quelli della scoperta del sonno Rem e della conquista dell'Everest... Ce ne sarebbero stati molti altri, di anniversari tecnico-scientifici importanti da ricordare, in questo 2013, chissà se il '3' è una desinenza fortunata, se lo è stata la seconda metà del secolo scorso, se ne avremmo trovati altrettanti l'anno prossimo o quello scorso.

La nostra è solo una scusa, ovviamente: per fermarci a riflettere su un tema che è di costante e sempre maggiore attualità, cioè il ruolo che le 'scoperte' e le 'imprese' della ricerca rivestono nella vita di tutti i giorni. È un tema su cui insistiamo continuamente, ancora nei giorni scorsi il presidente del Cnr lo ha fatto con un articolo sul Sole 24 Ore: "Occorre per tutti  un salto culturale, una forte discontinuità rispetto al passato", ha scritto Luigi Nicolais assieme a Diana Bracco, vicepresidente di Confindustria. "Porre la Ricerca e l'Innovazione al centro dell'azione di tutti: Governo, istituzioni, sistema della ricerca, imprese. È inutile continuare a sottolinearne l'importanza contraddicendosi poi nelle scelte. Così come è improponibile nell'attuale economia globale immaginare politiche industriali scollegate e disarmoniche rispetto a quelle della ricerca e dell'alta formazione".

Un chiaro invito ai decisori politici, in un momento così delicato della nostra vita istituzionale e socio-economica, ma che riguarda tutti noi personalmente. I ricercatori sicuramente non sono dei superuomini e non hanno il diritto di chiudersi nella turris eburnea dei loro laboratori, disinteressandosi del mondo e di ciò che esso pensa di loro. Hanno anzi il dovere di rendere conto a cittadini, imprese e amministratori del proprio lavoro, ascoltandone le esigenze e per quanto possibile andando incontro alle esigenze che la società esprime.

Ma ignorare il ruolo della scienza e della tecnologia, disinteressandosene semplicemente o sostenendo opinioni rispettabili ma del tutto prive di fondamento e validazione, è il contraltare dell'atteggiamento opposto, che porta alla soggezione passiva al marketing dei gadget 'hi tech'. È nell'ampio gap che separa queste due posizioni, invece, che dobbiamo trovare una prospettiva di crescita culturale ed economica concreta.

Gli anniversari che ricordiamo in questo Almanacco possono essere uno spunto per meditare su quanto la ricerca cambi la nostra esistenza in tutti gli aspetti: cibo, spostamenti, lavoro, casa, abbigliamento, non c'è davvero ambito che ne sia escluso. Questo non significa attendere semplicemente la prossima scoperta e conquista, ma farci consapevoli e in qualche modo coprotagonisti del processo. Un solo esempio: l'incapacità di molte persone di comprendere e seguire l'evoluzione tecnologica, in particolare quella dei dispositivi mobili e delle reti in cui i giovani sono spesso ferratissimi, crea una frattura profonda e pericolosa. Per non parlare delle diatribe in cui a separare le valutazioni sulle opportunità concesse dagli avanzamenti della ricerca sono fattori più 'ideologici'. Informare, conoscere, è per questo un dovere che ci impegna tutti, nessuno escluso.