Editoriale

La paura virale

Come abbiamo ripetuto miliardi di volte, la pandemia da Covid-19 è stata un fenomeno globale: sia nelle sue cause, sia nelle sue conseguenze. Uno degli elementi che l'ha caratterizzata è ovviamente la paura del contagio, che ha costretto a comprimere i margini delle libertà individuali e collettive in nome della sicurezza. E proprio la paura è il tema che approfondiamo in questo numero dell'Almanacco: dalle recensioni, parlando tra l'altro della pandemia, all'intervista che abbiamo realizzato con il regista
di Marco Ferrazzoli

Un sentimento “globale”, a causa della pandemia ma anche di tante altre ragioni, dal clima alla disoccupazione, dal nucleare a fiction come “Squid game”. Lo approfondiamo in questo numero dell'Almanacco, negli articoli del Focus ma anche nelle altre rubriche, dalle recensioni all'intervista con il regista Dario Argento

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E proprio la paura è il tema che approfondiamo in questo numero dell'Almanacco: dalle recensioni, parlando tra l'altro della pandemia, all'intervista che abbiamo realizzato con il regista Dario Argento, celeberrimo maestro del brivido, di quel cinema che a Roma viene scherzosamente definito “de paura”.  Se la fama di questo artista è globale, da ben prima che si diffondesse l'uso di questo termine, lo è non meno un altro prodotto di fiction che fa pesante leva sui sentimenti di timore e inquietudine: “Squid

Come abbiamo ripetuto miliardi di volte, la pandemia da Covid-19 è stata un fenomeno globale: sia nelle sue cause, sia nelle sue conseguenze. Uno degli elementi che l'ha caratterizzata è ovviamente la paura del contagio, che ha costretto a comprimere i margini delle libertà individuali e collettive in nome della sicurezza. E proprio la paura è il tema che approfondiamo in questo numero dell'Almanacco: dalle recensioni, parlando tra l'altro della pandemia, all'intervista che abbiamo realizzato con il regista Dario Argento, celeberrimo maestro del brivido, di quel cinema che a Roma viene scherzosamente definito “de paura”.

Se la fama di questo artista è globale, da ben prima che si diffondesse l'uso di questo termine, lo è non meno un altro prodotto di fiction che fa pesante leva sui sentimenti di timore e inquietudine: “Squid game”. Una serie tv coreana dilagata in tutto il mondo, all'insegna di un “k-pop” molto di tendenza in questo momento, nella quale si immagina un mondo distopico, dove persone in difficoltà economiche inseguono la ricchezza partecipando a una selezione mediante giochi infantili, nei quali però i concorrenti che non superano le prove vengono uccisi. I seriali delle grandi piattaforme televisive oggi sono uno dei più forti mezzi di comunicazione globale, hanno ereditato il posto che in passato è stato del cinema, del teatro o della letteratura: si pensi ai successi di “House of Cards”, “Il trono di spade”, “Breaking Bad” o “La regina di scacchi”.“Squid game” sta anche suscitando accese polemiche sulle presunte emulazioni che avrebbe scatenato tra bambini e ragazzi, sulle quali viene solo sommessamente da osservare che dovrebbero essere i genitori ad assumersi la responsabilità della scelta di far vedere o meno ai loro figli film così angoscianti.

E se comunque quella coreana è solo una satira fantascientifica sui divari sociali, ben più reali sono tante altre preoccupazioni in senso economico, ambientale, sociale, culturale. Si pensi per esempio al futuro di tanti lavoratori di diversi settori, oppure all'energia nucleare, oggetto di un dibattito polarizzato e condizionato, comprensibilmente, dai due gravi incidenti di Chernobyl e Fukushima sulle cui ondate emotive abbiamo votato ai referendum che ne hanno bloccato la produzione. Molti atteggiamenti e posizioni che prendiamo sono infatti il riflesso di una paura indotta dalla rappresentazione della realtà, oltre che dalla realtà stessa. Le migrazioni sono state oggetto di un “tormentone” mediatico finché non è arrivato Sars-Cov-2 e sono quasi scomparse: ora, in coincidenza con un calo di attenzione verso il virus, hanno ripreso a occupare le notizie di apertura e di nuovo si diffondono sentimenti opposti, dallo spirito di accoglienza a un'ostilità determinata appunto dalla paura dell'”invasione”. Mentre un “evergreen” della nostra percezione, e purtroppo anche della realtà, è il timore per i cambiamenti climatici che pare stia inducendo addirittura delle psicosi, come si dice in un convegno in corso in questi giorni presso la sede centrale del Cnr.

Il ceo di Sony Computer Science Laboratories, in una recente intervista, ha dichiarato: “Possiamo già replicare alcune sensibilità, ma un sistema artificiale non può comprendere appieno il concetto di paura che ci guida”. La paura è un sentimento umano, molto umano. E pervade profondamente la nostra epoca, come cerchiamo di illustrare negli articoli di questo Almanacco. Mentre nel prossimo, ve lo anticipiamo già, affronteremo il tema del futuro. Perché la paura contagia facilmente, tende a essere virale, globale. Ma va superata, se vogliamo guardare avanti.