Vita di mare: Mimetismo

Se non mi vedi, non mi predi

Polpo mimetico
di Ester Cecere

Alcuni abitanti marini si trasformano, assumendo forme e colori che consentono loro di confondersi con l’ambiente in cui vivono, in modo da rendersi invisibili ai potenziali predatori. A descrivere i diversi tipi di metamorfosi difensive e quali specie interessano è Ester Cecere, ricercatrice dell’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr

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Come è possibile vedere senza essere visti o essere visti senza essere mangiati? Semplice, mimetizzandosi. Esistono diverse manifestazioni: si parla di mimetismo criptico per indicare l'assunzione di colori, forme e comportamenti tali da rendere l'individuo simile all'ambiente circostante o a parti di esso; il mimetismo fanerico o di ostentazione, al contrario, consiste nell’imitare un'altra specie, pericolosa perché tossica. Entrambi hanno lo scopo di sfuggire al potenziale predatore, rendendosi invisibili al suo sguardo o scoraggiandolo dalla predazione.

Il mimetismo criptico fu descritto dal biologo ed entomologo inglese Henry Walter Bates, che per primo studiò scientificamente il fenomeno, definito per questo “mimetismo batesiano”. La paternità del mimetismo fanerico è attribuita, invece, allo zoologo tedesco Fritz Muller che, proseguendo gli studi e le ricerche del collega Bates, notò altri fenomeni particolari della vita adattativa di alcune specie di insetti. Osservando diversi casi di specie che si imitano a vicenda condividendo la stessa colorazione, detta aposematica, cioè atta ad avvertire i possibili predatori che sono sgradevoli o addirittura tossici o velenosi se predati.  

Nel caso del mimetismo criptico, generalmente è la livrea degli individui che li porta a confondersi con l’ambiente, come nel caso dei saraghi, pesci che vivono spesso in banchi numerosi, la cui colorazione a righe verticali permette di rendere difficoltosa per il predatore l’individuazione del singolo individuo, consentendogli di fuggire. È quello che accade anche nei branchi di zebre. Caso analogo è quello del pesce ago, che ha una colorazione dal marrone al verde, simile a quella della Posidonia oceanica (L.) Delile, nelle cui praterie vive, confondendosi perfettamente tra le foglie. In altri casi entra in gioco anche la forma, come accade per lo scorfano che, oltre a una colorazione che lo rende poco visibile, presenta escrescenze sulla pelle che lo portano ad assomigliare fisicamente alla vegetazione sottomarina; e per il velenoso pesce pietra del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano, che si mimetizza sul fondale grazie al suo aspetto.

Tra i signatidi (cavallucci marini e pesci ago) ricordiamo anche il “dragone foglia” (Phycodurus eques, Gill, 1896) che, a dispetto del suo nome minaccioso, è un piccolo cavalluccio marino: vive al largo della costa australiana e utilizza vistose escrescenze a forma di foglia per mimetizzarsi tra le alghe. Interessante il caso del granchio della Cornovaglia (Carcinus maenas, Linnaeus, 1758), in cui individui che vivono in habitat diversi hanno carapaci di colori differenti. Una ricerca condotta dai ricercatori dell’Università di Exeter, in Inghilterra, ha mostrato che i granchi delle distese fangose hanno il carapace di colore uniforme, mentre quelli degli ambienti rocciosi lo hanno maculato e ciò li rende difficilmente visibili tra le asperità degli scogli.

Pesce ago

Tuttavia, se consideriamo il mimetismo criptico, il primato spetta sicuramente ai cefalopodi - polpi, seppie e calamari - in grado di assomigliare rapidamente all’ambiente circostante, diventando praticamente invisibili. Tale capacità viene loro conferita dai cromatofori, cellule contenenti granuli di pigmenti. Esse, contraendosi, li concentrano, determinando l’aumento del colore della pelle; rilassandosi, distribuiscono i pigmenti su di una superficie più estesa, causando lo schiarimento. Tra gli animali marini usano questa tecnica anche i pesci piatti (sogliole, rombi e passere) e le razze, che riescono a confondersi perfettamente con il fondo.

Per nascondersi ai potenziali predatori si ricorre anche a un’altra tecnica sorprendente: l’auto camuffamento, che consiste nel ricoprirsi con altri organismi. È questo il caso dei ricci di mare che possono ricoprirsi di conchiglie o di piccoli sassi, ma anche dei cosiddetti “granchi decoratori”, appartenenti a specie, generi e famiglie diverse ma tutti accomunati da un’incredibile capacità di mascherarsi con frammenti dell’ambiente circostante, che possono essere pezzi di substrato o organismi, come spugne, anemoni, alghe. Emblematico è il “granchio facchino”, che stacca dal substrato spugne o ascidie coloniali e li posiziona sul carapace. In tal modo non è facile individuarlo se non si muove. Tale comportamento è stato osservato anche nell’acquario di Trieste, dove un individuo ha tagliato e usato come camuffamento un frammento di spugna sintetica di un filtro. 

Nel caso del mimetismo mulleriano, la specie non si nasconde, anzi ostenta la sua presenza con colori vistosi, come giallo, rosso, arancio e azzurro, in genere collocati su uno sfondo tale da esaltare il contrasto. In mare questo stratagemma è tipico dei molluschi nudibranchi, una sorta di lumachine senza conchiglia e con le branchie prive di protezione. Molti si nutrono di attinie e sono in grado di conservarne nei propri tessuti le nematocisti, cioè gli organi urticanti. Una volta ingerite, le nematocisti possono essere utilizzate come arma di difesa contro i predatori. I loro sgargianti colori sembrano dire: “Sono qui ma se mi mangi avrai grossi problemi”

Ma il primo premio per il camuffamento spetta al polpo mimetico (Thaumoctopus mimicus Norman et Hochberg 2005), scoperto nel 1998 presso la costa di Sulawesi, in Indonesia. Il suo colore naturale è bianco a strisce marroni è molto variabile, anche in pochi secondi. Può imitare l'aspetto e i movimenti di oltre quindici differenti creature, tra cui: serpenti di mare, pesci leone, sogliole, stelle di mare, granchi, molluschi, meduse e anemoni. Questo mollusco imita la specie più opportuna per spaventare il predatore che lo insidia, ottenendo così il massimo effetto. Riesce in questo intento anche contorcendo il proprio corpo, nascondendone alcune parti nella sabbia e cambiandogli di colore. Un vero e proprio Fregoli del mare.

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