Vita di mare: In che senso?

Occhio ai cormorani

Cormorano
di Ester Cecere

Ester Cecere dell’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr descrive le abilità di pesca di questo uccello acquatico. Sono le sue ottime capacità visive a renderlo un implacabile cacciatore subacqueo, un’abilità che i pescatori considerano una minaccia per la loro attività

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I cormorani comuni (Phalacrocorax carbo Linnaeus, 1758) sono uccelli acquatici diffusi in tutta l'Eurasia e l'Australasia nonché nelle regioni nord-orientali dell'America e dell'Africa settentrionali, ben adattati all'ambiente acquatico (mare, laghi e fiumi) che fornisce loro la maggior parte del cibo. Godono di una buona capacità visiva, pertanto nuotano in superficie tenendo d’occhio ciò che accade sott’acqua. Una volta avvistata una preda, s’immergono spingendosi con le zampe palmate e la catturano con un rapido scatto del lungo collo e un altrettanto rapido colpo di becco. Sono abili cacciatori, quindi, anche perché i loro occhi sono provvisti di una membrana nittitante trasparente (una terza palpebra che si sposta dall'angolo interno sull'intero occhio) che funge da maschera subacquea, consentendo loro una visione eccellente.

I cormorani sono predatori generalisti, per loro una specie ittica vale l’altra e privilegiano quelle più abbondanti e facili da catturare. Generalmente predano nei primi 10 metri, ma si spingono fino a 30 metri, anche se possono restare sott'acqua solo un minuto. Le loro penne non sono impermeabili, per cui è facile vederli appollaiati su uno scoglio o su una qualunque superficie emersa, mentre se ne stanno ad ali spalancate intenti ad asciugarsi al sole.

Ogni cormorano mangia in media 300-500 grammi di pesce al giorno, fino a 10 chilogrammi al mese. E questo è il motivo della loro contesa con i pescatori umani. Eppure, in Oriente, e in passato anche in Europa, questi uccelli erano addestrati a pescare in cambio di qualche pesce. Questa singolare attività ha avuto origine sulle sponde dei fiumi giapponesi e cinesi a partire dal 960 a.C. I cormorani non riescono a inghiottire i pesci che catturano, dato che i pescatori legano un laccio intorno al loro collo, assicurando l’altra estremità alla barca, così da recuperare il pesce al ritorno dell’uccello. Quest’arte è tramandata secondo un sistema rigido, per cui i segreti e i procedimenti vengono insegnati soltanto a uno dei figli. I pescatori che la praticano rivestono la qualifica di funzionari statali dell’Agenzia della casa imperiale. La pesca con i cormorani era fonte di reddito per migliaia di pescatori lungo le sponde del fiume Nagara, in Giappone, dove viene chiamata “Ukai”. Oggi però questa attività è stata soppiantata dalla pesca industriale e sopravvive solo come attrazione turistica.

In Italia, il maggior numero di cormorani si rinviene in inverno, tra dicembre e gennaio. Molti individui trascorrono la stagione fredda nella Penisola per poi migrare in primavera verso l'emisfero sud o verso i Paesi scandinavi e del centro Europa, dove si riproducono. A marzo-aprile e a ottobre-novembre, numerosi stormi sono di passaggio nel corso della loro migrazione continentale. In estate, rimangono circa 3.000 coppie stanziali che si riproducono in zone favorevoli come il Delta del Po e la Sardegna.

A causa della voracità dei cormorani, sia in Italia sia all’estero, pescatori e soprattutto acquacoltori, chiedono misure che salvaguardino le loro attività. Denunciano un aumento del numero di uccelli di circa 20 volte negli ultimi 25 anni, attribuito all’innalzamento della temperatura. I danni arrecati negli impianti di acquacoltura supererebbero i 16 milioni di euro l'anno.

Cormorano

A nulla sono valse misure protettive come reti di protezione orizzontali sulle gabbie galleggianti. Dopo qualche settimana, infatti, i cormorani hanno capito che appoggiandosi sulla rete in gruppi potevano affondarla sotto il pelo dell’acqua e catturare i pesci che vi rimanevano incastrati. I cormorani cacciano infatti anche in gruppo. Alle reti sono stati, quindi, legati dei bidoni per evitare che affondino. 

In alcune zone, non solo in Italia, è stato autorizzato il loro abbattimento. Ma le quote consentite, secondo i pescatori, non sono sufficienti a eliminare la minaccia. Un paio d'anni fa ben cinque milioni di pescatori europei, rappresentati dall'European Anglers Alliance, hanno chiesto a Strasburgo interventi più decisi.

Agli inizi del 1900 la specie era quasi estinta; poi rientrò nella direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Nel 1997 la specie è stata cancellata dalla lista poiché, già dal 1995, non era più a rischio di estinzione. Il cormorano non rientra tra le specie che possono essere cacciate ai sensi della Direttiva uccelli (Legge 157 del febbraio 1992). Ciò nonostante, gli Stati membri possono derogare a tali misure "per prevenire gravi danni alle colture, al bestiame, ai boschi, alla pesca e alle acque” oppure "per la protezione della flora e della fauna”. Per ottenere tale deroga, è necessario presentare prove fondate del rischio di “grave danno”. Ma cosa si intenda con tale espressione non è affatto chiaro.

Non tutti condividono l’allarme. Secondo l’ornitologo Cristiano Liuzzi dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale “gli unici dati disponibili sono quelli ufficiali. E non ci sono aumenti così massicci". A quella di Liuzzi, si aggiunge la voce dello zoologo Davide Ruffini, che si scaglia apertamente contro l'abbattimento di 993 cormorani in Lombardia poiché danneggiano la pesca commerciale e sportiva.

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