L'altra ricerca

Una rete di ricerca per le malattie infettive

malattie infettive
di Marina Landolfi

All'Istituto nazionale per malattie infettive Spallanzani di Roma esperti internazionali di Network medicine si sono incontrati per il progetto It-Idrin, finanziato dal ministero della Salute. Mettere in rete le competenze dei centri di ricerca è essenziale, come dimostra la ridda di informazioni talvolta confuse e contraddittorie che giungono sul Coronavirus. E anche sul piano della corretta comunicazione il centro romano è impegnato con strumenti semplici e utili quali le faq

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Il 13 e 14 gennaio scorsi il Centro congressi dell'Istituto Spallanzani di Roma ha ospitato il meeting della Rete italiana di ricerca sulle malattie infettive “It-Idrin”, a cui hanno partecipato alcuni dei massimi esperti internazionali del settore. Vi aderiscono sei Irccs con reparti di malattie infettive: Ospedale maggiore Policlinico di Milano, Policlinico San Matteo di Pavia, Policlinico San Martino di Genova, Ospedale San Raffaele di Milano, Policlinico Gemelli di Roma, Ospedale Sacro cuore Don Calabria di Negrar (Vr). Il progetto, finanziato dal ministero della Salute e coordinato dall'Istituto nazionale per le malattie infettive (Inmi) Lazzaro Spallanzani, mira a mettere in rete le competenze diffuse nei centri italiani di eccellenza nella ricerca in questo settore, con l'obiettivo di migliorare la diagnosi e la cura. Un'iniziativa importante, se si considera quanto sta accadendo in questi giorni con le tante e contradditorie notizie legate al contagio e alla diffusione del Coronavirus, il cui punto di partenza è stata la città di Whuan, in Cina, ma che si sta pian piano di diffondendo in altri Paesi e sul quale la struttura ospedaliera romana è impegnata sul piano della corretta comunicazione mettendo a disposizione sul proprio sito strumenti utili, quali le faq.

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La logica della rete, innovazione e ricerca al servizio del medico e del paziente, ha dato vita alla Network medicine, che comprende non solo la partecipazione, le competenze e le specificità dei centri di ricerca, ma anche la metodologia utilizzata per costruire un nuovo approccio alla diagnosi e alla cura delle malattie infettive. La Network medicine combina la teoria delle reti e la biologia dei sistemi complessi: il tradizionale assunto in base al quale tutti i pazienti che presentano sintomi analoghi abbiano la stessa malattia e debbano ricevere le medesime cure viene ribaltata, utilizzando la possibilità di analizzare in breve tempo numerosi dati biologici a livello molecolare, per individuare le variazioni genetiche, il metabolismo cellulare, l'interazione tra le proteine. La sfida è la creazione di profili altamente individualizzati dei singoli pazienti, per arrivare a cure sempre più personalizzate e costruire “mappe di malattia” che permettano di evidenziare le interazioni e gli scambi a livello molecolare tra manifestazioni patologiche, come nodi di una rete.

Questo approccio, già utilizzato per le patologie cardiovascolari e il cancro, per la prima volta viene applicato al campo delle malattie infettive, dove il livello di complessità è maggiore, legato all'interazione tra paziente, agente infettante, fattori ambientali e sociali che modificano la risposta dei pazienti alle infezioni e alle cure. “La costituzione della rete di ricerca sulle malattie infettive è un obiettivo impegnativo e potrà costituire un modello metodologico per le importanti sfide che si presenteranno nei prossimi anni, prima tra tutte la resistenza antimicrobica”, conclude Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Inmi Spallanzani.

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