Faccia a faccia

L'editoria al tempo di Internet

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di Laura Cardinale

Giuseppe Laterza, promotore di collaborazioni europee e progetti di lettura 2.0, è presidente dell'omonima casa editrice dal 1997 e si occupa della divisione varia, dedicata a saggistica e università

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Giuseppe Laterza, laureatosi in Economia e commercio nel 1980, dall'anno seguente affianca il padre Vito nella gestione della casa editrice Laterza. Dal 1997 è presidente della società e responsabile della divisione varia (saggistica e università). Promotore di collaborazioni europee e progetti di lettura 2.0, ha ideato eventi come il Festival dell'economia a Trento e le Lezioni di storia, che si svolgono presso l'Auditorium parco della musica di Roma e ormai giunte alla decima edizione.

Cosa pensa dell'editoria digitale?

L'editoria digitale è ancora a un livello primitivo: per il momento si limita alla mera trasposizione dei testi su formato elettronico. In futuro, man mano che il mercato cambierà, sarà forse possibile utilizzare appieno le potenzialità del digitale, facendo interagire testo, immagini e suoni. Ma per far questo è necessaria un'innovazione editoriale, ancora lontana, prima che tecnologica.

Quali tecnologie potremmo aspettarci nel prossimo futuro?

È difficile far previsioni in un settore in cui i cambiamenti sono repentini e radicali. Noi, per esempio, abbiamo avviato un impegnativo esperimento di streaming con Lea, 'Libri e altro', una piattaforma in cui gli abbonati possono consultare libri di catalogo e novità, creando gruppi di discussione con la partecipazione degli autori.

Quanto e come i social e internet hanno modificato la lettura?

Con il web la lettura sembra perdere quel carattere di linearità che aveva sulla carta e la lunghezza dei testi sembra decisamente ridursi. Si preferisce una certa immediatezza. Ma, ripeto, siamo agli albori del digitale e di strada dovremo farne ancora tanta...

Stanno cambiando anche le tipologie di lettori?

I lettori sono attratti dalla qualità dei testi e, nel caso dei libri su carta, dalla loro qualità grafica. Le statistiche ci dicono che in Italia si legge meno che negli altri Paesi europei e che la percentuale dei lettori, diversamente da quanto si pensa, è più alta tra i giovani.

Come potrebbe essere secondo lei il libro del futuro?

Su You Tube circola un filmato in cui si vede un signore che va in libreria per consultare libri cartacei e poi, quando si decide a comprarli, se li fa scaricare sul suo device... Le qualifiche richieste per un libro futuristico sono quindi la semplicità nell'acquisto, nella lettura e nella consultazione.

Il digitale potrebbe agevolare, contribuire a formare una cultura europea, come fece ad esempio la collana 'Fare l'Europa'?

Grazie a 'Fare l'Europa' mi resi conto di quanto poco esista una cultura europea e quanto autori importanti e noti in un Paese siano totalmente sconosciuti nell'altro. Anche le tematiche sono diverse, in base agli interessi del pubblico: lingua, violenza, tolleranza, religione. Siamo ancora lontani uno dall'altro e la cultura europea è tutta da costruire.

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