Faccia a faccia

Ervin László, scienziato della Pace

laszlo
di Rosanna Dassisti

"Pensate globalmente e agite localmente, responsabilmente". È il suggerimento che dà ai giovani il filosofo e scienziato, esponente internazionale della teoria dei sistemi. È anche fautore della 'nuova coscienza planetaria', indispensabile per salvare il Pianeta

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Filosofo, scienziato e pianista, Ervin László è uno dei massimi esponenti della teoria dei sistemi e un fautore della 'nuova coscienza planetaria’. Ha pubblicato circa 75 libri, tradotti in 19 lingue, e oltre 400 lavori scientifici. È stato candidato due volte (2004 e 2005) al premio Nobel per la pace, nel 2001 ha ricevuto il Goi Award e nel 2005 il Mandir of Peace Prize. Ha insegnato in università quali Yale, Princeton, New York State University, ha lavorato alle Nazioni Unite, è stato consulente Unesco, membro del Club di Roma, dell'Accademia internazionale delle scienze e rettore dell'Accademia di Vienna. È il fondatore del Club di Budapest e rettore della Giordano Bruno Global Shift University. Lo abbiamo incontrato a Roma, in occasione del workshop 'Etica pubblica e partecipazione: il contributo personale alla società civile', organizzato da Maria Novella Tacci del Rotary Club Roma Sud.

Il Club di Budapest è impegnato a sviluppare una nuova etica per affrontare i cambiamenti del XXI secolo. Cosa dobbiamo e possiamo fare?

Dobbiamo fermare il riscaldamento dell’atmosfera, ridurre l’inquinamento, dare accesso sicuro all’acqua a tre miliardi di persone nel mondo, il numero in 10 anni è destinato a crescere del 50%, soprattutto nelle grandi città, dove spesso è difficile stimare il numero degli abitanti. Inoltre, è necessario ridurre il forte e crescente divario economico e sociale. In sintesi, tre punti di intervento: i cambiamenti climatici, l’acqua e la giustizia sociale, che richiedono di attuare il cosiddetto 'Macroshift’, cioè un cambiamento globale che porti a realizzare un mondo sostenibile. Senza cambiamenti di direzione, cresceranno ancora pressione demografica e povertà, conflitti sociali e politici, guerre, cambiamenti climatici, carenza di alimenti, acqua ed energia, inquinamento industriale, urbano, agricolo, riduzione della biodiversità. Restano pochi anni per scongiurare il peggio.

Cosa si può fare?

Poiché siamo completamente interdipendenti a livello globale, è necessaria la formazione di una 'coscienza planetaria’. Il cambiamento deve partire dalla società, ma anche il singolo può contribuire cominciando a modificare il modo di pensare: la consapevolezza di essere parti integranti di una rete è la chiave per risolvere la drammatica situazione di crisi eco-sistemica, sociale e culturale causata da una 'concezione frammentaria’, cioè da una deleteria mancanza di 'visione globale’. Un 'Io separato dall’esistenza’ (l’Ego) porta a una visione riduttiva e frammentaria del mondo e di se stessi, la divisione del pianeta esprime la divisione interiore dell’uomo, la crisi eco-sistemica rappresenta una proiezione in scala macroscopica dei nostri problemi individuali.

Com’è possibile superare le diversità? Non si rischia un annullamento delle differenti culture?

Al contrario: la nascita di una cultura globale non significa la morte, il livellamento o l'amalgamarsi delle vecchie culture. Sulla Terra finora sono esistite migliaia di differenti culture, razze, religioni, quasi sempre in conflitto più o meno aperto tra loro. Alcune hanno tentato di imporre la propria supremazia: basti pensare alla Grecia di Alessandro Magno, all’impero romano, alle conquiste degli spagnoli, al colonialismo, al comunismo, al nazismo e al capitalismo, ma ogni tentativo egemonico si è rivelato fallimentare. La diversità non può e non deve essere soppressa né con la forza né con la persuasione, poichè è la ricchezza spirituale della Terra, la sua libertà e la sua forza e deve poter coesistere all’interno di un’unica cultura planetaria.

Un cambiamento così ambizioso non ha bisogno di leader?

Entro il prossimo decennio sarà possibile individuare più chiaramente le persone che, con la loro visione innovativa, daranno vita a una vera e propria società trasversale, più nuova e libera dal passato. Negli Stati Uniti sono stati definiti 'creativi culturali’ e rappresentano il 26% della popolazione. Grazie a loro sarà possibile un 'salto quantico’, una discontinuità, in ogni campo del sapere e delle attività umane, un profondo processo di rinnovamento e interconnessione. Per l’affermazione di una ’nuova etica’ sarà necessaria soprattutto la costruzione di 'ponti’ tra scienza e arte, economia e solidarietà, tra responsabilità e partecipazione pubblica, tra cognizione e realizzazione, tra vecchio e giovane. La nuova coscienza passa attraverso l’arte, la cultura, la solidarietà, la pubblica partecipazione e, appunto, ai 'creativi culturali’.

Non sta definendo un processo di cambiamento un pò utopistico e astratto?

La spiritualità e la sensibilità possono influenzare i comportamenti e quindi dare una spinta ai cambiamenti attraverso la richiesta, per esempio, di prodotti e servizi sostenibili, come il biologico. La spinta al raggiungimento di un nuovo stato globale della società in armonia con il pianeta oggi è una condizione irrinunciabile per milioni di persone sulla terra. Giungere a tale visione è un salto di enorme importanza per la cultura, ma soprattutto per l’evoluzione sociale di enormi masse. Per queste ragioni il 'Manifesto nello spirito della coscienza planetaria’ proposto dal Club di Budapest e la 'Carta della Terra’, presentata da tutte le organizzazioni non governative presenti al Summit della terra di Rio, firmati e sottoscritti da premi Nobel per la pace, scienziati, artisti, associazioni e persone di ogni nazione, rappresentano uno dei contributi più significativi e nobili del nostro tempo. Non è un'utopia ma un'istanza maggioritaria.

Un suggerimento ai giovani?

Pensate globalmente, agite localmente e responsabilmente.

Rosanna Dassisti

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