Faccia a faccia

Alla ricerca della materia oscura

Fabiola Gianotti
di Claudio Barchesi

Tra i candidati alla direzione del Cern, Fabiola Gianotti, nata a Roma e laureatasi a Milano, è la fisica che, dopo aver coordinato il lavoro dei 3.000 ricercatori del progetto Atlas, ha avuto l’onore di annunciare al mondo, nel 2012, la prima osservazione di una particella compatibile con il bosone di Higgs

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Fabiola Gianotti è la ricercatrice italiana che il 4 luglio 2012, come coordinatrice del progetto Atlas del Large Hadron Collider (Lhc), ha dato al mondo l'annuncio della scoperta del bosone di Higgs. La scienziata, oggi membro del comitato scientifico consultivo del Segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon, è nella rosa dei tre candidati al ruolo di prossimo direttore del Cern. Se fosse nominata, sarebbe la prima donna a ottenere questo prestigioso incarico. Laureata e specializzata a Milano in fisica subatomica, ha iniziato a lavorare al Cern nel 1987. Insignita di numerosi premi e riconoscimenti e considerata tra le personalità più importanti al mondo, la studiosa anticipa i traguardi futuri di Lhc, che ora mira a scoprire la materia oscura e l’origine dell’asimmetria tra materia e antimateria.

'Forbes’ l’ha inserita tra le 100 donne più potenti del mondo e 'Time Magazine’ tra le 5 personalità più importanti del 2012. Come si sente nel ruolo di celebrità?

Sorpresa, ma sarei felice se la mia presenza in queste classifiche potesse contribuire ad aumentare l’interesse dei giovani, soprattutto delle ragazze, per la scienza.

Ha scelto di studiare la fisica pur provenendo dal liceo classico.

Da piccola ero una ragazzina molto curiosa. Credo di avere ereditato questo aspetto del carattere da mio padre, geologo. Al momento della scelta della facoltà universitaria ho pensato che la fisica mi avrebbe permesso di capire meglio le domande fondamentali e di contribuire a trovare le risposte.

Che ricordi ha dei suoi anni universitari? Sognava già le formidabili sfide della fisica delle particelle?

Ho ricordi bellissimi. La scuola italiana di fisica è di altissimo livello, ho avuto una formazione ottima all’Università di Milano. La fisica delle particelle mi ha sempre affascinato perché studia i costituenti elementari della materia e, quindi, è la più 'fondamentale’ di tutte le scienze. Il premio Nobel assegnato a Carlo Rubbia nel 1984 e il fatto che l’Italia avesse una grande tradizione in questo campo (che risale ai tempi di Fermi e del gruppo di via Panisperna) hanno giocato un ruolo importante nella mia scelta universitaria.

Quali i fisici e le istituzioni che hanno influito di più nel suo percorso di formazione?

Innanzitutto gli ottimi professori che ho avuto: Ettore Fiorini, Luciano Mandelli, Ugo Amaldi e Luigi Di Lella, per citarne solo alcuni. Per restare in ambito italiano, vorrei anche menzionare Carlo Rubbia e Luciano Maiani (ex presidente del Cern e del Cnr), che mi hanno 'ispirato’ con la loro sapienza e il loro rigore scientifico e intellettuale. Grande importanza ha poi avuto l’Istituto nazionale di fisica nucleare, un ente di ricerca prestigioso nel campo della fisica delle particelle.

Com’è stato coordinare al Cern l’esperimento che ha portato alla scoperta del bosone di Higgs? 

Coordinare dal 2009 al 2013 le attività di Atlas, un esperimento a cui hanno partecipato 3.000 fisici di tutto il mondo, è stato per me un grande onore e una grande responsabilità. La gestione di un tale progetto è molto diversa da quella di una grande azienda. È un’avventura scientifica e umana molto speciale.

In che senso?

Al Cern le decisioni si prendono 'per consenso’, attraverso discussioni e riflessioni aperte a tutti. Questo permette di far emergere la via migliore da seguire.

Ma è giusto chiamare il bosone di Higgs, come fa qualcuno, la particella di Dio?

Il bosone di Higgs è una particella diversa da tutte le altre precedentemente scoperte, una particella chiave per capire perché la materia esiste nella forma che conosciamo. Tuttavia, a noi fisici la definizione 'particella di Dio’, che fu imposta dall’editore come titolo di un libro scritto dal premio Nobel Leon Lederman, non piace. Scienza e religione vanno tenute separate.

Cosa ha pensato quando ha visto la traccia del bosone?

Ho provato una grande emozione. Una scoperta è sempre un momento molto intenso e una ricompensa estremamente gratificante per un ricercatore.

Cosa potrà ancora scoprire Lhc?

Siamo solo all’inizio di una grande avventura. Lhc servirà ad affrontare nei prossimi anni altri importanti enigmi delle fisica: tra questi la composizione della materia oscura - che costituisce circa il 23% dell’universo ed è un mistero che ci accompagna ormai da decenni - e l’origine dell’asimmetria tra materia e antimateria. Fisica nuova, per rispondere a importanti quesiti aperti in fisica fondamentale. Questa fantastica macchina, ne siamo certi, non ha ancora finito di sorprenderci.

La ricerca di base, come quella che si svolge al Cern, può generare innovazione e sviluppo?

La ricerca di base è fondamentale per il progresso: senza nuove idee e nuove conoscenze lo sviluppo si ferma. I salti trasformativi che permettono di cambiare la nostra vita provengono dai risultati, spesso rivoluzionari, della ricerca di base. La lampadina non è una semplice evoluzione della candela, ha richiesto un salto qualitativo nella conoscenza, e senza la relatività di Einstein il Gps non funzionerebbe. La ricerca di base è ... la base per lo sviluppo tecnologico ed economico della società: solo dalla conoscenza nasce un mondo migliore.

Claudio Barchesi