Editoriale

Fiat lux

“E quindi uscimmo a riveder le stelle” è forse la chiosa più famosa della nostra poesia. Così come “Vedere la luce” è l'espressione che rende meglio il senso della speranza, della fiducia, del domani inteso come opportunità. Può essere particolarmente utile che proprio in questa fase storica, non proprio improntata all'ottimismo, sia capitata la celebrazione dell'Anno internazionale della luce. Un anno che pone al centro dell'attenzione la scienza e gli studi tesi a indagare la natura di questo fenomeno fis
di Marco Ferrazzoli

Poesia, arte, teologia, scienza ci mostrano la luce come il simbolo della speranza, della fiducia, del progresso. In questa fase storica con tante ombre, anche a livello politico internazionale, si celebra l'anno della luce. E di luce parliamo in questo numero dell'Almanacco della Scienza, facendoci guidare dai nostri ricercatori

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“E quindi uscimmo a riveder le stelle” è forse la chiosa più famosa della nostra poesia. Così come “Vedere la luce” è l'espressione che rende meglio il senso della speranza, della fiducia, del domani inteso come opportunità. Può essere particolarmente utile che proprio in questa fase storica, non proprio improntata all'ottimismo, sia capitata la celebrazione dell'Anno internazionale della luce. Un anno che pone al centro dell'attenzione la scienza e gli studi tesi a indagare la natura di questo fenomeno fisico, per il quale la meccanica quantistica propone oggi una spiegazione che, in qualche modo, sintetizza le due visioni tradizionali, quelle dei 'corpuscoli' e dell'ondulazione, ipotizzando alla base della luce dei 'pacchetti' chiamati fotoni. L'energia luminosa sarebbe, cioè, distribuita in maniera discontinua.

Si tratta di un fenomeno complesso, ma che Carlo Rovelli descrive con straordinaria capacità affabulatoria in una delle sue 'Sette brevi lezioni di fisica' edite da Adelphi, lettura che consigliamo caldamente a tutti i lettori dell'Almanacco della Scienza. Citiamo questo scienziato italiano anche perché, in questo 'Anno della luce' che intende dare ampio spazio alla divulgazione scientifica, rappresenta uno dei migliori esempi di come si possa descrivere l''hard science' in modo affascinante, utilizzando elementi letterari, narrativi, artistici. La luce, poi, è uno degli aspetti della natura che meglio si presta a certi connubi: cosa sarebbero la pittura o la teologia, infatti, senza di essa?[immagine]

Poiché anche noi al Cnr disponiamo di ottimi divulgatori, abbiamo deciso di farci aiutare da loro a costruire un numero monografico sulla luce. Lasciatevi quindi guidare alla scoperta di misteri affascinanti come la 'luce estrema', la fotonica, l'uso del laser per la conservazione del patrimonio culturale e nella tutela dell'ambiente, la dimensione dell'infinitamente piccolo e del Terahertz. Sempre di più, grazie anche a queste contaminazioni tra scienze naturali e umanistiche, il grande pubblico sta scoprendo come la ricerca sia non soltanto utile, tanto che una gran parte del Pil mondiale è dovuto alle applicazioni dirette e indirette delle conoscenze che essa ci ha fornito, ma anche straordinariamente bella. E che gli scienziati non sono degli alieni o dei monaci dediti esclusivamente e un po' aridamente alle loro discipline di appartenenza, ma uomini come gli altri con le loro vite, loro pregi e difetti, in alcuni casi tanto straordinari da ispirare il successo di pellicole e fiction loro dedicate.

Quello che arriva dal lavoro dei ricercatori, ripetiamo, è un invito alla speranza e alla libertà, tanto più necessario in un momento in cui entrambe appaiono così in crisi. “Penso, dunque sono pericoloso” parafrasava qualche tempo fa un settimanale titolando l'articolo di Faouzia Farida Charfi, docente di Fisica all'Università di Tunisi, riferito al controverso rapporto tra libertà di pensiero e di ricerca e appartenenze religiose, che spesso si trasformano in ideologie totalitarie. Temi di cui, nel Faccia a faccia di questo Almanacco, parliamo con il politologo americano Edward Luttwak. Il quale tra l'altro ci ricorda come un reale modello di progresso e sviluppo debba porre al centro la conoscenza e l'innovazione. È grazie a loro che speriamo, davvero presto, di tornare a vedere le stelle.