Il mio Montalbano, che ricercatore...
Con oltre 10 milioni di copie, Andrea Camilleri è uno degli scrittori italiani più noti in assoluto. E il suo commissario, grazie anche alla serie televisiva con Luca Zingaretti, è tra i personaggi più fortunati della nostra letteratura. "Un fisico portoghese ha usato il suo metodo investigativo per svelare il mistero di Maiorana", racconta in quest'intervista tra letteratura e scienza
Regista, autore teatrale e televisivo, ma soprattutto scrittore, Andrea Camilleri inizia sin da giovane a collaborare con importanti riviste letterarie. Dal '49 lavora a note produzioni poliziesche della tv, come il tenente Sheridan e il commissario Maigret. Sente poi il bisogno di affiancare a questa attività quella di romanziere. Ma è soprattutto nel 1994, con il poliziesco ‘La forma dell'acqua' e l'invenzione del commissario Montalbano, che Camilleri raggiunge il grande successo, ulteriormente amplificato dalla fortunata serie televisiva con Luca Zingaretti. Oggi conta al suo attivo oltre 80 libri, di cui 22 con Montalbano.
Vincitore di numerosi premi, dal Chiara al Pavese, e insignito con varie onorificenze, ha venduto oltre 10 milioni di copie. L'ultima fatica, ‘Il gioco degli specchi', vede ancora una volta protagonista il commissario. Lo raggiungiamo nel salotto del suo appartamento di Roma, circondato dai suoi libri preferiti, l'immancabile sigaretta tra le dita.
Spesso i giovani ai libri preferiscono il computer. Cosa consiglia per farli leggere di più?
La scarsa lettura è dovuta soprattutto al periodo di transizione in cui viviamo. Oggi esistono due piani diversi: uno è quello del libro, l'altro è quello dell'immagine dilagante, tv, cinema. Bisogna trovare il modo di convertire anche questi strumenti alla lettura. In parte gli editori lo stanno facendo con gli e-book. Anche la scuola ha le sue responsabilità: abitua a un approccio severo e cattedratico con la lettura.
A quale dei suoi romanzi è più legato? E perché?
A ‘Il re di Girgenti'. Un tentativo di romanzo storico dei giorni nostri, che tiene presente il grande insegnamento di Manzoni. La storia si rifà a un episodio accaduto ad Agrigento nel 1718, quando il popolo riuscì a sopraffare la guarnigione sabauda, proclamando re un contadino di nome Zosimo. Sulla vicenda, ho costruito una serie di falsi documenti e ho iniziato a scrivere la storia. Questo romanzo è dunque un ‘verosimile', come qualsiasi opera d'arte.
Come nasce un suo nuovo libro?
Per scrivere ho bisogno di un input: spesso a scatenare la mia fantasia è la conoscenza di un fatto storicamente avvenuto. ‘La concessione del telefono', ad esempio, nasce dal ritrovamento di un documento di mio nonno che chiede una linea telefonica per potersi collegare da Porto Empedocle alla sua miniera a Racalmuto, distante 37 Km.
Nelle descrizioni quanto gioca la sua esperienza da regista?
Moltissimo. Non descrivo subito il luogo dove si svolge un'azione, in molti romanzi lo ometto addirittura, lasciando libertà alla fantasia del lettore. Quando creo un personaggio non so come è fatto fisicamente: inizio a farlo dialogare, usando un linguaggio diverso rispetto agli altri personaggi, e dal suo modo di esprimersi ricavo poi, con metodo deduttivo, l'aspetto.
Quando è iniziata la sua passione per la scrittura?
A 19 anni, quando ho iniziato a pubblicare su diverse riviste. Ho partecipato al concorso per entrare all'Accademia nazionale di arte drammatica perché volevo venire a Roma, per continuare a scrivere poesie e racconti in un ambiente meno estraneo alla letteratura. Il teatro ha finito per conquistarmi, dopo 30 anni però tutta la mia passione per il romanzo è venuta fuori.
Ha mai pensato di dedicarsi a un romanzo di fantascienza?
No, è un genere lontanissimo da me. Ma li leggo volentieri, traendone a volte anche molte ispirazioni.
Quale scienziato le piacerebbe portare sulla carta?
Ad oggi non mi è mai capitato di ‘incontrarne' uno. Ma un fisico portoghese, João Magueijo, nel suo libro ‘La particella scomparsa' ha usato il metodo del commissario Montalbano per indagare sulla scomparsa di Ettore Majorana. Lo scienziato che ha sconvolto la mia esistenza è stato invece Werner Karl Heisenberg. La lettura del suo libro ‘Fisica e filosofia' mi ha dato la possibilità di comprendere concetti molto complessi grazie all'aiuto del pensiero classico.
Segue le notizie di carattere scientifico e le ultime novità tecnologiche?
Tutte. Negli ultimi 30-40 anni del secolo scorso, non a caso chiamato da Eric Hobsbawm "il secolo breve", c'è stata un'accelerazione spaventosa nelle scoperte scientifiche e nelle nuove conquiste tecnologiche. Tutto ciò mi ha sorpreso ma non spaventato, anzi le accolgo con favore.
Da bambino, ha mai pensato di fare lo scienziato?
Mai. In primo liceo l'insegnante di matematica ha capito subito che nella sua materia ero totalmente incapace e allora ha pensato di stringere un patto con me: per non essere rimandato dovevo raggiungere la sufficienza in tutte le materie. Fino alla fine lo ha rispettato, anche quando nel 1942 sono stato rimandato in educazione fisica.
Il suo prossimo lavoro?
Ho due-tre libri già pronti, più quelli in possesso degli editori. Il 27 ottobre uscirà un romanzo storico, ‘La setta degli angeli'. Si basa su un fatto realmente accaduto nel 1901 in un piccolo paese della Sicilia. Un avvocato socialista dell'epoca viene a sapere che un prete ha messo incinta una ragazza. Scoppia uno scandalo a livello nazionale. Ma dopo un primo periodo, la situazione si capovolge tanto che l'avvocato viene messo in condizioni di non esercitare più la sua professione e costretto a scappare negli Usa, dove fonda il giornale degli emigranti italiani ‘La voce degli italiani'.
Silvia Mattoni