Editoriale

Con Horizon 2020, dalle parole ai fatti

Quasi 80 miliardi di euro, anche se a livello comunitario e spalmati in sette anni, sono un investimento ingente, soprattutto in tempi non proprio splendidi come quelli che stiamo passando e che ci auguriamo stiano passando. Quello per l'ottavo Programma quadro dell'Unione Europea, anzi, è il maggiore finanziamento pubblico per la ricerca, l'innovazione e lo sviluppo mai stanziato al mondo.
di Marco Ferrazzoli

Tutti siamo d'accordo che la ricerca sia un volano di sviluppo. Lo stanziamento record per l'ottavo Programma quadro dell'Unione, 80 miliardi di euro, è un segnale concreto di straordinaria importanza. Fondamentale è colmare il gap tra il nostro Paese e gli altri partner europei

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Noto come 'Horizon 2020', il programma è stato illustrato di recente a Roma, alla presenza di molte autorità. Il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Luigi Nicolais, ha però evidenziato che lo stanziamento è importante non solo dal punto di vista materiale ma anche da quello simbolico, poiché attesta una “visione” in cui “la ricerca scientifica non è un mero supporto allo sviluppo ma ne rappresenta la base”.

Quasi 80 miliardi di euro, anche se a livello comunitario e spalmati in sette anni, sono un investimento ingente, soprattutto in tempi non proprio splendidi come quelli che stiamo passando e che ci auguriamo stiano passando. Quello per l'ottavo Programma quadro dell'Unione Europea, anzi, è il maggiore finanziamento pubblico per la ricerca, l'innovazione e lo sviluppo mai stanziato al mondo.

Noto come 'Horizon 2020', il programma è stato illustrato di recente a Roma, alla presenza di molte autorità. Il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Luigi Nicolais, ha però evidenziato che lo stanziamento è importante non solo dal punto di vista materiale ma anche da quello simbolico, poiché attesta una “visione” in cui “la ricerca scientifica non è un mero supporto allo sviluppo ma ne rappresenta la base”.

D'altronde, per quanto l'Ue non attraversi un momento di grande popolarità, è intuitivo e inconfutabile che nella competizione internazionale dobbiamo agire come Unione, più che come paese, soprattutto in un settore a vocazione spiccatamente globale come la ricerca. Il nostro problema specifico, ha evidenziato ancora Nicolais, è che “l'Italia deve colmare due gap relativi al numero di ricercatori rispetto agli occupati e alla loro retribuzione: entrambi i dati oggi sono a circa la metà di quelli dei principali partner europei”. Il problema annoso delle risorse, insomma: per fare solo un esempio, negli ultimi cinque anni il Max Planck tedesco ha ottenuto una crescita di finanziamenti del 5% circa, mentre il Cnr ha subito una diminuzione di risorse quasi doppia.

Sulla ricerca scientifica come “volano essenziale per la crescita economica e il progresso" ha insistito tra gli altri il ministro dell'Istruzione, università e ricerca, Stefania Giannini. Ma anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, presentando gli 'Stati generali della salute' ha evidenziato che “l'imminente semestre europeo a guida italiana ci dà la possibilità di presentarci con idee nuove per rendere più competitiva non solo l'Italia ma tutta l'Europa”. Mentre la Commissaria europea alla ricerca, Màire Geoghegan-Quinn che già a dicembre scorso, in occasione dello stanziamento della prima tranche di 15 miliardi, aveva definito i finanziamenti “essenziali per il futuro della ricerca e dell'innovazione”, e per “la crescita, l'occupazione e la qualità della vita dei cittadini in Europa”.

Siamo, insomma, più o meno tutti d'accordo in teoria. L'urgenza è quella di passare dalle parole ai fatti: in questo senso, Horizon 2020 rappresenta un fatto importantissimo: auguriamoci ne seguano altri. E, a proposito di auguri, che sia per tutti i lettori dell'Almanacco della Scienza un periodo di festività serene, nel Focus di questo numero abbiamo voluto 'festeggiarle' chiedendo ai ricercatori del Cnr di commentare alcuni dei piatti tipici di questo periodo.