Editoriale

Conoscere per crescere

Oltre un quarto degli americani crede che il sole giri intorno alla Terra: a dirlo è una ricerca condotta dalla National Science Foundation. La clamorosa credenza nel sistema tolemaico appare meno clamorosa se comparata a un'altra notizia diffusa nei giorni scorsi: negli Usa sono stati nominati ambasciatori alcuni personaggi che, interrogati dal Congresso, sono apparsi del tutto impreparati sui paesi ai quali erano destinati.  Potremmo riderci su, se la società contemporanea non fosse basata sulla conoscenz
di Marco Ferrazzoli

Nella società contemporanea la ricchezza anche economica è legata all'investimento in istruzione, cultura e ricerca, inclusa quella di base. Una scelta indispensabile per l'Italia, stante la crisi brevettuale, del paesaggio e del patrimonio che stiamo vivendo, soprattutto traguardando Horizon 2020

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Come scrive Gilberto Corbellini su 'Tuttoscienze' de 'La Stampa': “I livelli di investimento in istruzione, ricerca e cultura sono i più predittivi (più delle risorse naturali) della capacità di un sistema economico e politico di migliorare il benessere sociale. In termini non solo di reddito pro capite, ma anche di tasso di disoccupazione, di eguaglianza, di salute e di felicità percepita”.
Persino la ricerca di base, che appare agli occhi di molti come una mera curiosità svincolata dagli interessi concreti e quotidiani delle persone, è stata evidenziata come uno dei fattori determinanti di incremento del Prodotto interno lordo da un articolo di 'Science' che Giuseppe Biamonti, direttore dell'Istituto di genetica molecolare del Cnr, ha ricordato su Formiche.net: “Non è possibile finanziare solo le ricerche che daranno un profitto o un risultato immediatamente trasferibile. Semplicemente perché

Oltre un quarto degli americani crede che il sole giri intorno alla Terra: a dirlo è una ricerca condotta dalla National Science Foundation. La clamorosa credenza nel sistema tolemaico appare meno clamorosa se comparata a un'altra notizia diffusa nei giorni scorsi: negli Usa sono stati nominati ambasciatori alcuni personaggi che, interrogati dal Congresso, sono apparsi del tutto impreparati sui paesi ai quali erano destinati.

Potremmo riderci su, se la società contemporanea non fosse basata sulla conoscenza, che costituisce una ricchezza fondamentale anche in senso economico. Per confermarlo, prendiamo ancora in prestito un esempio dagli States, questa volta positivo: il ministero della Salute attesta che l'obesità infantile, nell'arco di un decennio, è diminuita di ben il 43%. Un dato che si traduce in ovvi risparmi di sanità pubblica, considerato quanto il sovrappeso incida su diffuse patologie che costituiscono un grave danno sociale.

Come scrive Gilberto Corbellini su 'Tuttoscienze' de 'La Stampa': “I livelli di investimento in istruzione, ricerca e cultura sono i più predittivi (più delle risorse naturali) della capacità di un sistema economico e politico di migliorare il benessere sociale. In termini non solo di reddito pro capite, ma anche di tasso di disoccupazione, di eguaglianza, di salute e di felicità percepita”.

Persino la ricerca di base, che appare agli occhi di molti come una mera curiosità svincolata dagli interessi concreti e quotidiani delle persone, è stata evidenziata come uno dei fattori determinanti di incremento del Prodotto interno lordo da un articolo di 'Science' che Giuseppe Biamonti, direttore dell'Istituto di genetica molecolare del Cnr, ha ricordato su Formiche.net: “Non è possibile finanziare solo le ricerche che daranno un profitto o un risultato immediatamente trasferibile. Semplicemente perché nessuno può sapere quale ricerca di base darà un risultato interessante da un punto di vista applicativo”.

Non bisogna certo vagheggiare un Bengodi della cultura, un'utopia della conoscenza, ma è chiaro che pochi laureati, poche matricole, pochi ricercatori, cioè poco investimento e poca fiducia nell'intelligenza, costituiscono un gap che l'Italia sconta in termini di competitività rispetto ai partner europei e internazionali. La gravità della situazione è tale che nel nostro paese, ha denunciato Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, la laurea incrementa il reddito del solo 11%, contro il 35% degli altri Paesi.

Ci siamo amaramente consolati ironizzando sulle gaffe americane, ma le brutte notizie domestiche non mancano affatto. Solo per limitarci alle più recenti, i dati 2013 dell'Ufficio brevetti europeo (Epo) dicono che di fronte a un aumento dei depositi del 2,8% rispetto all'anno precedente, quelli italiani calano quasi della stessa percentuale, dopo il -3,4% del 2012, attestandosi su un miserrimo 2% del totale delle registrazioni comunitarie. Se i crolli di Pompei iconizzano la trascuratezza verso il nostro immenso patrimonio artistico e storico, dunque, anche il non meno cospicuo e prestigioso made in Italy imprenditoriale sta conoscendo una crisi di creatività e innovazione che rischia di essere letale. Per non parlare del paesaggio, altra parte essenziale del nostro potenziale volano economico: il premier Matteo Renzi ha annunciato l'impiego dei fondi inutilizzati per la messa in protezione del territorio e il direttore del Dipartimento scienze del sistema terra e tecnologie per l'ambiente del Cnr, Enrico Brugnoli, ha ricordato come “in questo ambito, il Cnr ha tutte le competenze multidisciplinari necessarie e un progetto già operativo” per la stima dei rischi meteorologici e geo-idrologici.

Le competenze ci sono, insomma, ma vanno ottimizzate e incentivate. Le risorse finanziarie sono scarse ma Horizon 2020, che prevede un impegno dell'Unione Europea di 80 miliardi in sette anni, è un segnale importantissimo e richiede una particolare capacità di fare rete, aggregarsi e organizzarsi. Una sfida in più, imperdibile, affinché l'Italia punti sulla conoscenza in modo coeso, coerente e convinto.