Editoriale

L'Ue verso una ricerca 'glocal'

In questi giorni, presso la nostra sede centrale, diversi testimoni e protagonisti della ricerca italiana si sono dati appuntamento per cercare di rispondere ad alcune domande su 'La ricerca italiana in Europa', vista come 'una sfida da vincere' tra l'esperienza del VII Programma quadro - quali sono stati i risultati italiani e quali lezioni se ne possono trarre per il futuro? - e la prospettiva di Horizon 2020: il sistema della ricerca nazionale è pronto a cogliere la sfida del nuovo programma comunitario?
di Marco Ferrazzoli

Abbiamo meno ricercatori rispetto ai nostri partner europei, di conseguenza attiriamo meno risorse e finiamo per finanziare gli altri paesi due volte: in termini finanziari diretti e dando loro le professionalità formate in Italia a spese nostre. Un paradosso del quale si è discusso al Cnr, in un workshop su 'La ricerca italiana in Europa'. Ma il sindaco di Roma ha anche rimarcato il progetto di una 'città della scienza' per la capitale

di Marco Ferrazzoli

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L'Aula convegni del Cnr ha poi ospitato alcune relazioni, tra cui una serie di statistiche e valutazioni elaborate dal portale Scienceonthenet.eu sui dati del VII Programma quadro, nelle quali l'Italia si posiziona al quarto posto per partecipazione e al quinto per progetti coordinati, con il Cnr quarto come partecipazione. Risultati sicuramente brillanti ma che, di nuovo, pongono la paradossale questione di cos'avremmo potuto fare contando su più ricercatori.  La parola è poi andata proprio a questi ultimi

In questi giorni, presso la nostra sede centrale, diversi testimoni e protagonisti della ricerca italiana si sono dati appuntamento per cercare di rispondere ad alcune domande su 'La ricerca italiana in Europa', vista come 'una sfida da vincere' tra l'esperienza del VII Programma quadro - quali sono stati i risultati italiani e quali lezioni se ne possono trarre per il futuro? - e la prospettiva di Horizon 2020: il sistema della ricerca nazionale è pronto a cogliere la sfida del nuovo programma comunitario?

“La creazione di un'area della ricerca europea è una prospettiva ineludibile, ma mi preoccupa il gap con cui l'Italia si presenta rispetto ai partner comunitari in termini di risorse umane, e quindi finanziarie, disponibili“, ha spiegato il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Luigi Nicolais, chiarendo quanto i due aspetti siano conseguenziali: se potessimo rafforzare l''esercito' dei ricercatori, cioè, ne otterremmo anche un ritorno economico da destinare al comparto, poiché attrarremmo ancora più fondi a livello europeo, avvicinandoci al 'giusto ritorno'. Non bisogna dimenticare, infatti, che non investire in ricerca significa finanziare la ricerca degli altri paesi, sia sul piano finanziario diretto sia su quello indiretto, tramite gli studiosi formati in Italia a 'spese nostre' e poi destinati a lavorare e dunque a portare ricchezza all'estero.

Alla dimensione 'globale' della ricerca, che appunto impone all'Unione Europea la sola chance di competere come un soggetto coeso, si è poi affiancata la riflessione 'locale' del sindaco capitolino Ignazio Marino, che ha portato al workshop il suo saluto, impegnandosi tra l'altro alla creazione di “una città della scienza, di cui Roma è una delle poche capitali prive, immaginata come un luogo aperto e flessibile, che superi il modello museale tradizionale”.

L'Aula convegni del Cnr ha poi ospitato alcune relazioni, tra cui una serie di statistiche e valutazioni elaborate dal portale Scienceonthenet.eu sui dati del VII Programma quadro, nelle quali l'Italia si posiziona al quarto posto per partecipazione e al quinto per progetti coordinati, con il Cnr quarto come partecipazione. Risultati sicuramente brillanti ma che, di nuovo, pongono la paradossale questione di cos'avremmo potuto fare contando su più ricercatori.

La parola è poi andata proprio a questi ultimi, in particolare ai giovani che si sono aggiudicati uno o più starting grant dell'European Research Council: giovani di eccellenza che hanno portato le loro esperienze ed espresso i timori per un futuro sempre molto incerto e precario. La discussione finale ha coinvolto molti protagonisti del settore quali Giovanni Bignami, Stefano Fantoni e Fernando Ferroni, presidenti rispettivamente di Inaf, Anvur e Infn, Anna d'Amato e Luca Moretti del Cnr, il parlamentare europeo Luigi Berlinguer, il rettore del Politecnico di Torino Marco Gilli, Carlo Bernardini dell'Università Sapienza e Riccardo Pietrabissa di Netval. L'incontro è stato organizzato dal Gruppo 2003 con la conduzione dei giornalisti Pietro Greco, Luca Carra e Roberto Satolli.