Editoriale

Conoscenza, la prima ricchezza

"Il computer che meglio si adatta alle vostre esigenze è quello commercializzato due giorni dopo che ne avete acquistato un altro", scherza lo scrittore Dave Barry. In effetti, la tecnologia non si presenta sempre come un'amica. Talvolta appare insidiosa o truffaldina, per esempio quando ci rendiamo conto della 'obsolescenza programmata' dei nostri elettrodomestici, che una recente ricerca tedesca conferma essere spesso tarati per guastarsi a garanzia appena conclusa. O quando veniamo assediati da strategie
di Marco Ferrazzoli

La tecnologia ha reso la nostra vita più comoda e confortevole, ma non si presenta sempre come un'amica. È pertanto necessario governarne il processo, facendo in modo che si sfruttino al meglio le grandi opportunità di sviluppo e crescita che essa ci offre, anche al fine di costruire una società più equa

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"Il computer che meglio si adatta alle vostre esigenze è quello commercializzato due giorni dopo che ne avete acquistato un altro", scherza lo scrittore Dave Barry. In effetti, la tecnologia non si presenta sempre come un'amica. Talvolta appare insidiosa o truffaldina, per esempio quando ci rendiamo conto della 'obsolescenza programmata' dei nostri elettrodomestici, che una recente ricerca tedesca conferma essere spesso tarati per guastarsi a garanzia appena conclusa. O quando veniamo assediati da strategie di marketing assillanti, che ci spingono a comprare nuovi modelli di dispositivi per obbedire alla moda, più che alla utilità.

Sarebbe però molto ingrato negare che l'innovazione tecnologica, ancorché alleggerita da queste e altre tare, abbia rivoluzionato la nostra vita, rendendola più comoda e confortevole, consentendo a grandi masse operazioni che un tempo erano riservate a pochi eletti. Il problema è che, per sfruttarne al meglio le potenzialità in termini di sviluppo, controllandone la deriva meramente consumistica e gadgettistica, bisogna governare il processo del cambiamento.

Un'operazione non facile, giacché l'avanzamento delle conoscenze e delle applicazioni procede in modo talvolta imprevedibile e con tempi assai più rapidi di quelli dei decisori politici e amministrativi. Una difficoltà che, a dire il vero, appare accentuata in Italia, dove per esempio l'innovazione nella scuola - settore che dovrebbe esserne pioniere - procede a macchia di leopardo, evidenziando profondi gap a livello locale, e con 'stop and go' continui, talvolta anche a causa di renitenze dal sentore corporativo e 'passatista'. Bisogna fare attenzione, insomma, alla neofobia che pervade non solo la pubblica amministrazione ma anche la cultura diffusa: per rendersene conto basta guardare quanti commenti 'apocalittici' si spendono sui new media, magari come contrappeso di altrettante esaltazioni indiscriminate.

Governare l'innovazione significa prima di tutto operare affinché i progressi della ricerca vengano convertiti, mediante l'applicazione industriale, in termini di pubblica utilità, soprattutto in comparti delicati come quello della Sanità. Di questi temi parliamo nel Focus monografico dell'Almanacco della scienza che state leggendo, cercando di offrire, con l'aiuto dei nostri ricercatori, un minimo contributo a quella che il filosofo Adriano Fabris chiama, nel suo ultimo libro edito da La Scuola, 'Etica delle nuove tecnologie'.

Un'etica dell'hi tech deve partire dal presupposto, ormai chiaro da decenni, che la povertà è soprattutto povertà relativa, l'uguaglianza è prima di tutto pari opportunità e la ricchezza è soprattutto disponibilità di informazioni. Una società più ricca ed equa, dunque, deve condividere quanta più conoscenza possibile, tenendo in adeguato conto quella scientifica, se vuole avere cittadini consapevoli.