Editoriale

La conoscenza è sviluppo

Nell'editoriale dello scorso numero dell'Almanacco della Scienza il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Luigi Nicolais, ha invitato i ricercatori e i colleghi del Cnr a "invertire la rotta, partendo da noi, del nostro Ente, assumendoci la responsabilità collettiva del cambiamento", spiegando che "non ha senso proporci come campioni dell'innovazione e assistere dalla panchina alle trasformazioni". Queste parole, oltre a rappresentare un'iniezione di fiducia verso il Cnr, alla cui guida Nicolai
di Marco Ferrazzoli

La ricerca scientifica è proattiva, tesa verso il futuro. Anche se svolgere questo ruolo non è sempre facile, particolarmente in periodi di crisi. Proprio per questo, oltre alla competenza, serve entusiasmo e il gusto della 'sfida', abbiamo voluto raccogliere nel focus di questo numero alcune 'buone notizie' fornite da nostri colleghi impegnati in vari settori disciplinari

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La ricerca è insomma un'attività connotata data l'incertezza del risultato che persegue dall'entusiasmo e dal gusto della "sfida".  Abbiamo quindi voluto raccogliere nel Focus di questo numero dell'Almanacco alcune "buone notizie" fornite da nostri ricercatori impegnati in vari settori disciplinari. Non è stato facilissimo, dobbiamo ammetterlo, ma talvolta bisogna anche sapere 'leggere' la realtà con più fiducia. In questo momento siamo certamente più impauriti che fiduciosi, come attestano tanti sondaggi,

Nell'editoriale dello scorso numero dell'Almanacco della Scienza il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Luigi Nicolais, ha invitato i ricercatori e i colleghi del Cnr a "invertire la rotta, partendo da noi, del nostro Ente, assumendoci la responsabilità collettiva del cambiamento", spiegando che "non ha senso proporci come campioni dell'innovazione e assistere dalla panchina alle trasformazioni". Queste parole, oltre a rappresentare un'iniezione di fiducia verso il Cnr, alla cui guida Nicolais è da poco arrivato, colgono un aspetto essenziale della ricerca scientifica, che è per sua natura propositiva, proattiva, tesa verso il futuro. In periodi di crisi come l'attuale svolgere questo ruolo non è sempre facile, ma proprio per questo è ancora più necessario come dice Nicolais uscire dal "cono d'ombra" dei dati negativi e del pessimismo.

La ricerca è insomma un'attività connotata data l'incertezza del risultato che persegue dall'entusiasmo e dal gusto della "sfida".

Abbiamo quindi voluto raccogliere nel Focus di questo numero dell'Almanacco alcune "buone notizie" fornite da nostri ricercatori impegnati in vari settori disciplinari. Non è stato facilissimo, dobbiamo ammetterlo, ma talvolta bisogna anche sapere 'leggere' la realtà con più fiducia. In questo momento siamo certamente più impauriti che fiduciosi, come attestano tanti sondaggi, ma non dobbiamo dimenticare che lo sviluppo della scienza e della tecnologia ci ha sempre assicurato un futuro migliore del passato. Nonostante molti 'effetti collaterali', controindicazioni, ripensamenti: basti pensare all'anniversario dell'incidente di Fukushima, in occasione del quale sono circolate notizie di segno assai vario sullo sviluppo del settore energetico nucleare.

Oppure pensiamo all'ambiente, sul quale a giugno si terrà la conferenza mondiale indetta dalle Nazioni unite: la percezione che abbiamo è di una situazione estremamente critica, che però potrebbe essere l'effetto della nostra sensibilità, per questo tema, fortunatamente aumentata.

È ovviamente impossibile, tranciare giudizi netti. Ma nel guardare al domani ci deve sostenere la convinzione che l'investimento in conoscenza renderà sempre, quanto meno rendendoci persone migliori, più coscienti. In tal senso ci sentiamo di sposare senz'altro l'iniziativa lanciata dai ministri Ornaghi, Profumo e Passera per una 'Costituente della cultura' considerata, insieme con la ricerca, quale caposaldo dello sviluppo. Anche su questo fronte, i segnali sono contraddittori: ottima la notizia dell'aumento delle iscrizioni agli istituti tecnici, che negli ultimi anni faticavano a coprire la richiesta del mercato del lavoro per alcune professioni; pessima quella della riduzione di ben il 10% dalle scuole all'università.