Cinema

Robot con licenza di uccidere

Una scena del film RoboCop
di Rita Bugliosi

'RoboCop', remake dell'omonimo film del 1987, propone un essere in parte uomo e in parte macchina utilizzato per garantire l'ordine pubblico. Uno spunto per riflettere di 'roboetica' e dell'uso di automi in ambito bellico

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Remake dell’omonima pellicola del 1987, 'RoboCop’ è ambientato nel 2028, un futuro non molto lontano nel quale la multinazionale OmniCorp è leader nella tecnologia robotica. L’azienda, che realizza i droni utilizzati dalle forze militari americane per assicurare l’ordine nelle zone di guerra, vorrebbe produrre robot anche per garantire la sicurezza all’interno degli States. Ma, malgrado il crimine dilaghi in molte città, l’opinione pubblica è contraria al loro uso.

Per bypassare la resistenza della popolazione, la OmniCorp pensa a un poliziotto metà umano e metà macchina. E l’occasione per mettere in pratica il progetto arriva quando Alex Murphy, marito e padre affettuoso ma anche agente capace e onesto, resta gravemente ferito e perde parte degli organi: l’uomo viene trasformato dalla società in un ibrido.

Per poterlo controllare, gli scienziati della multinazionale riducono quasi a zero la coscienza di RoboCop, dimenticando però che dentro il robot c’è un essere umano. Basta infatti che Alex riveda la propria famiglia perché le emozioni cancellate riemergano, restituendogli la capacità di prendere decisioni autonome.

Anche se ambientato in un futuro fantascientifico, il tema trattato dal film ha molti agganci con la realtà: “I robot militari sono già utilizzati in combattimento e miliardi di dollari sono spesi da oltre 40 nazioni del mondo per lo sviluppo di macchine belliche sempre più micidiali”, spiega Gianmarco Veruggio dell’Istituto di elettronica e di ingegneria dell’informazione e delle telecomunicazioni (Ieiit) del Cnr di Genova. “È un fenomeno di portata enorme, anche come evoluzione tecnologica, ma molti esperti mettono in guardia sui problemi legati ai robot militari e sulla possibile violazione della convenzione di Ginevra e delle leggi di guerra vigenti”.

Una scena del film RoboCop

Il quesito etico di base è se sia ammissibile concedere a un automa la licenza di uccidere un essere umano. “Rendere l’umanità informata e consapevole di questioni come questa”, commenta Veruggio, “è la missione della roboetica, che non è la morale artificiale dei robot, realizzata mediante un hardware o un software specifico, come le tre leggi di Asimov, bensì l’etica che deve ispirare progettisti, produttori e utilizzatori dei robot”.

Promuovere lo sviluppo della roboetica per il progresso della società ed evitarne gli abusi. Ma come è possibile riuscirvi? “È necessario un ampio dibattito internazionale, in quanto vi sono notevoli differenze nel rapporto fra scienza, tecnologia e diritto, economia e politica nelle varie culture”, conclude il ricercatore dell’Ieiit-Cnr. “A livello tecnico serve uno sforzo per definire gli standard di sicurezza dei robot, come per qualsiasi altra macchina. Sul piano giuridico c’è bisogno di un nuovo insieme di leggi, stabilendo regole chiare. Nell’ambito filosofico ed etico, infine, è necessario discutere in modo approfondito i cambiamenti derivanti dall’introduzione nella società di macchine automatiche”.

La scheda

Titolo: RoboCop

Regia: José Padilha

Cast: Joel Kinnaman, Gary Oldman, Michael Keaton, Abbie Cornish, Samuel L. Jackson

Distribuzione: Warner Bros. Entertainment Italia (www.robocopfilm.it)

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