Focus: Le feste a tavola

Spigola e orata? Meglio se l'acqua è fredda

spigola
di Claudio Barchesi

Il venerdì santo la tradizione impone di mangiare pesce e astenersi da carne e cibi elaborati. Ma il consumo di pesce è sempre più diffuso poiché si tratta di una valida fonte di elementi nutrizionali essenziali per una dieta corretta. L'allevamento ittico è un settore economico in espansione, ma il cambiamento climatico rischia di alterare lo scenario

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Secondo un'indagine pubblicata della Coldiretti nel 2013, il venerdì di Pasqua, nel rispetto di un precetto religioso che è diventato parte integrante delle tradizioni italiane, un italiano su due mangia pesce. Quel giorno se ne consumano 20 mila tonnellate, pari a circa 250 milioni di euro di valore. Larga parte di questo pesce - spigole, orate, rombi - arriva dagli impianti di acquacoltura, molto diffusi a terra e offshore. Se lungo le coste si usano vasche e gabbie, nelle lagune si attua la cosiddetta 'vallicoltura', un sistema antico e redditizio, dove i pesci vivono in regime di 'semilibertà'. Le lagune, come quella di Venezia, sono però ambienti molto vulnerabili, specie nei confronti dell'innalzamento della temperatura e degli inquinanti.

La Regione Veneto ha finanziato una ricerca di Cnr, Università Ca’ Foscari di Venezia, Istituto superiore di sanità e 'Sapienza’ Università di Roma per studiare l’effetto del cambiamento climatico sul comportamento e la neurochimica di due specie animali di particolare interesse commerciale: la spigola e l’orata. “Queste specie popolano la Laguna anche allo stato libero, durante la riproduzione e le fasi giovanili della vita”, spiega Arianna Manciocco, dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr. “Lo studio ha messo in evidenza come l'innalzamento della temperatura alteri l’attività di nuoto di questi animali, aumentandone il tempo trascorso alla ricerca di cibo e all’esplorazione dell’ambiente circostante, esponendoli maggiormente alla predazione. Si è evidenziata, inoltre, una dipendenza dal riscaldamento dell’enzima colina acetiltransferasi a livello del sistema nervoso centrale, con potenziali conseguenze sulla funzionalità della trasmissione nervosa. Una diminuzione del livello di questo enzima a livello cerebrale potrebbe avere effetti sulla capacità di coordinazione motoria in risposta a uno stimolo, quale ad esempio un predatore. Le alterazioni comportamentali associate a (e derivate da) quelle neurochimiche potrebbero quindi sul lungo termine, modificare i tassi di sopravvivenza di queste specie e avere ricadute più generali sulle comunità animali e vegetali circostanti”.

A tutto questo si aggiunge la presenza di contaminanti ambientali nelle acque che si accumulano nelle lagune. “Diversi studi hanno messo in evidenza come la distribuzione e la tossicità di molte sostanze disperse nell’ambiente siano amplificate dall’aumento della temperatura”, continua Manciocco. “I metalli pesanti si bioaccumulano in maggiore quantità nei tessuti di molti organismi acquatici quando si è in presenza di alte temperature, oltre a presentare in tali condizioni termiche una più elevata tossicità”.

Questi dati debbono impensierirci come consumatori? “Nella catena alimentare che vede come utilizzatore finale l’essere umano, il fenomeno della biomagnificazione che determina un incremento della quantità di sostanza tossica nei passaggi preda-predatore a mano a mano che ci si muove lungo la catena, prefigura uno scenario di rischio possibile. Pertanto si impone di proseguire ricerche che valutino in condizioni sperimentali controllate l’impatto dell’esposizione simultanea alle alte temperature e ai contaminanti ambientali”, conclude la ricercatrice del Cnr.

Claudio Barchesi

Fonte: Arianna Manciocco, Istituto di scienze e tecnologie della cognizione, Roma, tel. 06/3222234; 06/3221437 , email arianna.manciocco@cnr.it 

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