L’Intelligenza Artificiale al servizio della diagnosi medica
Le ricerche condotte all’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche mostrano come questa tecnologia possa migliorare la precisione delle valutazioni mediche quando lavora in sinergia con l’esperienza dei dottori
Vito Trianni, ricercatore presso l’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr, studia da anni le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale (AI) come strumento di supporto alla diagnosi medica. Le sue ricerche, pubblicate su Pnas dimostrano come l’AI possa contribuire a migliorare l’accuratezza diagnostica quando lavora in sinergia con l’esperienza umana. “Nei nostri studi, sfruttiamo l’AI per produrre diagnosi migliori, sia aggregando le opinioni indipendenti di più esperti medici, sia generando diagnosi che, una volta integrate con quelle fornite dall’esperto umano, portano a una minimizzazione dell’errore”, spiega Trianni.
L’ attività di ricerca del gruppo del Cnr-Istc si concentra anche su come integrare al meglio questi strumenti nel contesto clinico. “Stiamo studiando in che modo i suggerimenti forniti dall’AI vengono presi in considerazione da un medico, per capire quando questa tecnologia può dare il massimo apporto”, aggiunge il ricercatore. “Un aspetto particolarmente promettente riguarda il ruolo dell’AI come ‘coach’ o ‘valutatore’: in questa funzione, l’Intelligenza Artificiale non sostituisce il giudizio umano, ma stimola il pensiero critico offrendo elementi a supporto o a contrasto del ragionamento clinico”.
L’obiettivo non è sostituire l’esperienza del medico, ma affiancarla. “L'AI è uno strumento potentissimo, ma va utilizzato con cautela e con cognizione di causa. Non si deve pensare alla sostituzione dell’esperto umano, ma piuttosto a uno strumento che permetta di migliorare e rendere più efficiente il lavoro”, continua l’esperto.
Trianni coordina il progetto europeo HACID dedicato allo studio dell’intelligenza collettiva risultante dalla collaborazione di esperti umani e AI. All’interno di questo progetto, uno studio internazionale, guidato dal Max Planck Institute for Human Development insieme allo Human Diagnosis Project (Human Dx) e al Cnr-Istc, ha messo in luce come la collaborazione tra esperti umani e sistemi AI possa migliorare significativamente la precisione diagnostica. “Nell’esperimento sono state utilizzate oltre 2.100 ‘vignette cliniche’ (brevi casi testuali con diagnosi di riferimento) e confrontate le diagnosi di medici e i sistemi AI”, racconta Trianni. “I risultati mostrano che: i gruppi ibridi (umani + AI) ottengono diagnosi significativamente più accurate rispetto ai gruppi composti esclusivamente da medici o esclusivamente da sistemi AI; l’aggiunta di un singolo sistema AI a un gruppo di esperti umani o viceversa migliora le performance complessive; quando un sistema AI commette un errore, spesso un esperto umano compensa con una risposta corretta e viceversa; questa complementarità è la chiave del vantaggio dei gruppi misti”.
Questi risultati confermano e rafforzano le evidenze emerse nei lavori del gruppo di Trianni. Tuttavia, lo studio ha alcune limitazioni: è basato su casi clinici testuali, non su pazienti reali, e non affronta direttamente gli aspetti terapeutici successivi alla diagnosi.
Oltre alla diagnosi, l’AI potrà avere un ruolo sempre più rilevante anche nella fase di cura. “La diagnosi è solo il primo passo. L’AI può contribuire a individuare i trattamenti migliori integrando informazioni sull’anamnesi, sulle comorbidità e sulle altre cure in corso. Potrà così favorire una riduzione dei costi e un’ottimizzazione dei processi clinici, a patto che venga certificata e validata con la stessa attenzione riservata a qualsiasi strumento medico o nuovo farmaco”, conclude il ricercatore.
Fonte: Vito Trianni, Istituto di scienze e tecnologie della cognizione, vito.trianni@istc.cnr.it