Viviamo in un contesto dove ambiente, società e biologia si intrecciano molto più profondamente di quanto avremmo mai immaginato. Il saggio “Genomica sociale” (Carocci Editore) di Manuela Monti e Carlo Alberto Redi ci accompagna con chiarezza e rigore scientifico attraverso questa rete di connessioni invisibili, dove ciò che ci circonda può letteralmente “entrare” nei nostri geni - o meglio, nel modo in cui essi si esprimono.
La domanda che guida il testo è tanto semplice quanto rivoluzionaria, quanto conta davvero l’ambiente in cui viviamo nel plasmare il nostro Dna? La risposta, costruita passo dopo passo con l’aiuto delle più recenti ricerche scientifiche, è chiara: tantissimo. Non si tratta, ovviamente, di mutazioni genetiche nel senso classico, ma di un livello più sottile, quello dell’epigenetica.
L’epigenetica studia come i fattori esterni - dagli stressors endocrini alla nutrizione, dalle relazioni sociali all’inquinamento - possano modificare l’espressione dei geni, senza cambiarne la sequenza. È come se l’ambiente potesse accendere o spegnere interruttori sul nostro Dna, influenzando così il funzionamento delle cellule e, in ultima analisi, la nostra salute, il nostro comportamento e persino la nostra vulnerabilità a certe malattie.
Una delle parti più interessanti del saggio è quella che gli autori dedicano alle cellule germinali, quelle coinvolte nella riproduzione. Non solo l’ambiente influenza le nostre cellule “normali” (somatiche), ma può lasciare un’impronta anche su quelle che trasmettiamo alla generazione successiva. Questo evidenzia anche un tema eticamente e socialmente profondo, se le disuguaglianze sociali possano lasciare segni biologici ereditabili.
Lo stress cronico, la povertà e l’isolamento sociale portano secondo gli autori a modificazioni epigenetiche che, in alcuni casi, si riflettono anche sulla prole. In altre parole, le condizioni svantaggiate non si trasmettono solo attraverso l’educazione o il contesto sociale, ma anche biologicamente. Ulteriori capitoli affrontano le disuguaglianze sociali e la salute nei bambini nel contesto della società italiana oltre all’epidemiologia dell’obesità, cioè la relazione tra nutrizione, ambiente e qualità delle cellule germinali.
Il saggio è caratterizzato dall’interdisciplinarietà, trattando di biologia molecolare, genetica ed epigenetica in relazione alle questioni sociali, economiche e culturali. È bene sottolineare come spesso, nella ricerca scientifica, sia difficoltoso separare la correlazione dalla causalità quando si argomenta di impatti sociali sull’espressione genica. Il testo sembra affrontare bene le evidenze, ma per certi aspetti il rigoroso disegno sperimentale (come studi longitudinali e interventi) resta limitato, e questo è un problema intrinseco al settore preso in considerazione.
Pur affrontando temi scientifici e concetti complessi, il saggio non è un trattato specialistico. Alcune parti sono divulgative e semplificate per renderle comprensibili e accessibili a un pubblico generalista. Questo significa che certe argomentazioni richiederebbero supporti sperimentali più dettagliati e dati quantificati, meccanismi molecolari espliciti che non sono sempre presenti o sviluppati con la stessa cura per tutti gli esempi trattati.
In sintesi, il libro ha il merito di mettere in luce una prospettiva meno esplorata e spesso non valutata adeguatamente: il legame tra sociale e genetica come realtà biologica verificabile. Non è un manuale specialistico ma è efficace nel sensibilizzare e nel proporre una visione integrata.
Titolo: Genomica sociale
Categoria: Saggio
Autore: Manuela Monti, Carlo Alberto Redi
Editore: Carocci
Pagine: 168
Prezzo: 14,25