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Lockdown tra lavoro agile e Snapshot

di U. S.

Il lockdown raccontato in prima persona da Alessandra Campanelli, ricercatrice dell'Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Cnr di Ancona. Ed è proprio in quel periodo, così unico, che nasce  il nuovo progetto di ricerca “Snapshot”, per lo studio degli effetti sull'ambiente costiero determinati dall'improvvisa interruzione di molte delle attività economiche del nostro Paese

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Il lockdown raccontato in prima persona da Alessandra Campanelli, ricercatrice dell'Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine (Irbim) del Cnr di Ancona. “Dovendo lavorare da casa, all'inizio ci siamo dovuti riorganizzare, soprattutto a livello comunicativo; quello che prima si risolveva bussando alla porta accanto del collega, in smart working diventava possibile solo con email, chat o videochiamate”, racconta la ricercatrice. ” Ma, dopo un primo periodo di adattamento, il lavoro è andato avanti come al solito, d'altronde dovevamo semplicemente applicare a noi stessi e al nostro gruppo di ricerca, le medesime modalità di interazione usate per contattare i nostri colleghi di altri Enti, magari anche stranieri”.

Ed è proprio in lockdown che nasce  un nuovo progetto di ricerca, Snapshot, per lo studio degli effetti sull'ambiente costiero determinati dall'improvvisa interruzione di molte delle attività economiche del nostro Paese.  “Ci siamo subito resi conto che eravamo in un periodo storico, probabilmente unico, visto che un'interruzione totale o parziale delle attività antropiche non avveniva dall'ultima guerra, e poi per un periodo così lungo e a  livello globale: si son fermati gli aerei, le produzioni, si sono fermate tante filiere in tutto il mondo.  Abbiamo immaginato subito che questa nuova situazione  avrebbe potuto avere avuto un impatto sull'ambiente”, continua Campanelli.

Inserito nell'ambito delle attività del progetto europeo Bluemed e coordinato dal Dipartimento di scienze del sistema Terra e tecnologie per l'ambiente del Cnr, Snapshot  prevede una serie di campagne di osservazione in  in dieci aree costiere del Paese:  Laguna di Venezia, foci dei fiumi Po, Sarno, Tevere, Arno, e i mari antistanti alle città di Ancona, Taranto, Palermo, Napoli e Genova. “Il primo campionamento è stato fatto in contemporanea su tutti i siti prescelti, in stretta collaborazione con altri Enti di ricerca, Università e Arpa regionali”, spiega la ricercatrice del Cnr-Irbim. “Finite le rilevazioni e analizzati i dati, potremo verificare l'evoluzione dell'impatto antropico sul sistema marino-costiero per effetto del lockdown e della successiva  ripresa di tutte le  attività in aree a elevata densità urbana e/o industriale”.

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