Gli effetti del calore sulla Terra

Il calore, nelle sue molteplici forme, è uno dei grandi scultori del Pianeta. Se da un lato ha plasmato montagne e oceani in ere geologiche, dall’altro oggi agisce in superficie con effetti accelerati e talvolta imprevedibili, come spiega Massimiliano Moscatelli, direttore dell'Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr
Il nostro Pianeta è un organismo vivo, in continuo cambiamento. Uno dei protagonisti invisibili, ma potentissimi di questa trasformazione è il calore interno della Terra. Proveniente principalmente dal nucleo terrestre e dai processi di decadimento radioattivo, esso è il motore che alimenta fenomeni come la deriva dei continenti, l'attività vulcanica, la formazione delle catene montuose e l’espansione dei fondali oceanici. Il calore influenza e trasforma la morfologia della crosta terrestre, spesso con effetti spettacolari.
Abbiamo chiesto a Massimiliano Moscatelli, direttore dell'Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr di riassumere la questione: “Il calore che si trasferisce dall’interno della Terra verso l’esterno è il motore principale che alimenta la dinamica del nostro Pianeta. È proprio grazie a questo flusso di energia che si attivano i movimenti delle placche tettoniche, responsabili della continua trasformazione della superficie terrestre: catene montuose, dorsali oceaniche, fosse abissali e vulcani sono tutti elementi che testimoniano quanto profondamente i processi interni della Terra condizionino la morfologia del Pianeta su scala globale”.
Fin qui, solo costanti che hanno caratterizzato la storia del Pianeta e - con esso - dell’umanità.
Secondo la tesi del premio Nobel P.J. Crutzen siamo entrati - con l’inizio fissato simbolicamente nel 1945- nell’era geologica denominata “Antropocene”. Un’epoca caratterizzata dal riconoscimento dell’umanità e dell’attività antropica come forza ecologica in grado di trasformare le leggi della natura e di farne parte, ridefinendo nel contempo il modo di rappresentare il rapporto tra ambiente e società umana. “Oggi, anche l’attività umana sta influenzando in modo sempre più evidente l’evoluzione del paesaggio. Il riscaldamento globale sta modificando parametri ambientali chiave, come il regime delle precipitazioni e la copertura vegetale, con effetti rilevanti sulla modellazione del territorio”, precisa il direttore del Cnr-Igag.

I fenomeni più evidenti sono quelli rilevabili nelle aree polari - con la fusione di enormi quantità di ghiacci - e nelle “terre alte”, con la progressiva scomparsa dei ghiacciai, non più considerabili “perenni”, e grandi smottamenti, frutto dell’effetto combinato della gravità e della mancanza di collante geologico garantita dal permafrost. A differenza dei processi geologici profondi e lenti che modellano la crosta terrestre in milioni di anni, la fusione del permafrost è un cambiamento rapido e visibile nel corso di decenni. In questo senso, rappresenta un esempio attuale e drammatico di come il calore - questa volta di origine antropica - stia rimodellando la morfologia terrestre.
A questo proposito conclude Moscatelli: “Fenomeni come la maggiore frequenza dei cicloni tropicali, la degradazione accelerata del permafrost, il ritiro dei ghiacciai e delle calotte polari, l’innalzamento del livello del mare e le trasformazioni che interessano coste, aree deltizie, zone umide e barriere coralline rappresentano segnali tangibili di un nuovo tipo di dinamica, in cui le forze naturali e l’impatto umano si intrecciano in modo sempre più stretto”.
La morfologia della Terra è il risultato di milioni di anni di interazioni tra elementi visibili e invisibili, e il calore, in tutte le sue forme, è uno degli artisti principali di questa scultura in continua trasformazione.
Fonte: Massimiliano Moscatelli, Istituto di geologia ambientale e geoingegneria, massimiliano.moscatelli@cnr.it