“Questi risultati aprono nuove prospettive per lo sviluppo di terapie non farmacologiche personalizzate e, in vista dell’introduzione dei nuovi farmaci attualmente in corso di sperimentazione, per terapie complementari efficaci e prive di controindicazioni”, commenta Marco Bozzali, professore associato di neurologia della Città della salute e della scienza e dell'Università degli studi di Torino, co-autore dello studio e presidente dell’Associazione autonoma aderente alla SIN per le demenze (Sindem). “Saranno pertanto necessari ulteriori studi multicentrici di fase 2/3 per confermare la validità clinica di questo nuovo approccio terapeutico, e per definire meglio i suoi meccanismi d'azione”.
La personalizzazione del trattamento è stata possibile attraverso la Tms in combinazione con l’elettroencefalografia (Tms-Eeg), che hanno permesso di definire a livello di ogni paziente il punto e l’intensità ottimale di stimolazione per la Stimolazione magnetica transcranica ripetitiva (rTms), integrando le informazioni ottenute con la risonanza magnetica del paziente. Prima e dopo il ciclo di 52 settimane di rTms sono state eseguite delle scale cliniche di valutazione dei disturbi cognitivi (Cdr-Sb, Adas-Cog11), delle autonomie della vita quotidiana (Adcs-Adl) e dei disturbi comportamentali (Npi).
Lo studio ha avuto il sostegno dei Ministeri della salute, dell’università e ricerca e della BrightFocus Foundation. Circa il 5-6% delle persone sopra i 65 anni hanno un decadimento cognitivo; 6 su 10 hanno la malattia di Alzheimer, la più diffusa. In Italia sono circa un milione.