Saggi: Terra

Un viaggio tra le radici del nostro cibo

Copertina del volume Nutrire il pianeta
di Patrizio Mignano

George Steinmetz, soprannominato "il fotografo volante" perché ha innovato la fotografia aerea con l'uso di un parapendio a motore e che dal 1986 collabora con il National Geographic, vincendo tre premi World Press Photo, nel libro "Nutrire il Pianeta" (Apogeo), presenta una prospettiva unica sulla produzione alimentare globale attraverso immagini catturate in 36 Paesi. Le foto ritraggono grandi coltivazioni e piccole comunità sostenibili, mettendo in primo piano le persone che ci forniscono il cibo quotidiano, come una donna indiana con le mani annerite dalle bucce di anacardo o un allevatore australiano con il sudore e la polvere sull'avambraccio

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In "Nutrire il Pianeta" (Apogeo) George Steinmetz  racconta, attraverso una raccolta di foto, un lavoro decennale, documentando con passione la bellezza e il peso del nostro sistema alimentare globale. Un viaggio che parte dalle gigantesche multinazionali del cibo per passare poi ai piccoli appezzamenti, che ancora oggi producono un terzo del cibo mondiale. Ci mostra una vista a “volo d’uccello”, dal sedile del suo fragile parapendio, la superficie della Terra ricoperta da file ordinate di coltivazioni e capi di bestiame vicino agli uomini e alle donne che ci garantiscono il sostentamento di cibo giornaliero. Evidenzia particolari inediti, come i braccianti con il cappello nella Salinas Valley in California, che eseguono il loro “balletto con il machete” mentre raccolgono il sedano per le nostre insalate; le terrazze di riso in Cina o le pile di peperoncini in India, fino alla vita di una giovane donna indiana che sguscia gamberetti per otto dollari al giorno.

Il libro si presenta anche come una riflessione su come fino a qualche anno fa la catena alimentare fosse breve e trasparente, mentre oggi è globalizzata e complessa. Ed è la prova documentata della nostra estrema ingegnosità nella produzione di cibo. “Tra le tante caratteristiche che ci differenziano dalla miriade di altre specie con cui condividiamo questo incantevole pianeta, una in particolare spicca su tutte le altre. Non si tratta della nostra abilità nel costruire utensili o di lanciare uomini e donne nello spazio”, sostiene Joel K. Bourne Jr. nell’introduzione. “No, si tratta della nostra sorprendente capacità di nutrirci, che però ha alterato il pianeta. Ed è un’abilità che abbiamo acquisito, evolutivamente parlando, non molto tempo fa. Per il 99,85% della nostra esistenza, da quando abbiamo iniziato a camminare in posizione eretta sei o sette milioni di anni fa, ci siamo procurati il cibo più o meno come ogni altro onnivoro generalista che abita le pianure dell’Africa”.

Le lavoratrici della Kerala State Cashew Development Corporation rompono il mallo nero degli anacardi

Le lavoratrici della Kerala State Cashew Development Corporation rompono il mallo nero degli anacardi 

“Nutrire il pianeta” è, tra le altre cose, un’eroica opera di giornalismo investigativo, che ci porta in luoghi che l’industria agroalimentare preferirebbe non vedessimo. Infatti, George Steinmetz è stato incarcerato per un breve periodo nella contea di Finney, in Kansas, dove stava fotografando dal suo parapendio un immenso allevamento di bovini. “Come ha scoperto, diversi Stati americani hanno approvato leggi che vietano di fotografare gli allevamenti, anche dalle strade pubbliche. Chi avrebbe mai pensato che mostrare alle persone da dove provengono i loro hamburger potesse richiedere un atto di disobbedienza civile?”, scrive Michael Pollan nel testo. “Ma non voglio dare un’impressione sbagliata, perché ‘Nutrire il pianeta’ è molto più di una denuncia: è anche un’opera d’arte mozzafiato. Ciò che mi ha sorpreso di più delle fotografie di Steinmetz è la straordinaria bellezza di molte di esse, in particolare di quelle che documentano le forme più tradizionali di agricoltura: le verdeggianti terrazze di riso sulle montagne cinesi che sembrano trapunte cucite a mano; le enormi pile di peperoncini rosso vivo stesi a essiccare sotto il sole indiano; l’abbondanza e la diversità degli orti di Sułoszowa, in Polonia, e di Strasburgo, in Francia”.

Il testo è suddiviso in capitoli tematici - cereali, verdura, frutta, pesca, acquacoltura, carne, latticini - e include un capitolo finale sul futuro dell'agricoltura. Ma è anche un invito a riflettere sull'impatto del nostro sistema alimentare e a prendere decisioni più informate riguardo al cibo che consumiamo.

Steinmetz, ci spiega, infine, le motivazioni che lo hanno indotto a scrivere e realizzare questo volume. “ll motivo che mi ha spinto a realizzare questo libro è stato il desiderio di soddisfare la mia curiosità e di osservare quegli aspetti del nostro sistema alimentare che alla maggior parte di noi non è concesso vedere. Ma scattando queste foto mi sono reso conto dell’impatto globale delle nostre scelte alimentari e dell’importanza di mangiare più in basso nella catena alimentare. Se le persone nelle zone in via di sviluppo del mondo cominciassero a consumare la stessa quantità di carne, pesce e prodotti lattiero- caseari che attualmente consumano le persone nel mondo industrializzato, spazzeremmo via quel poco di natura selvaggia e di fauna selvatica che ci è rimasto”, conclude e aggiunge: “Credo che il ruolo del giornalismo in una società democratica sia fornire approfondimenti e informazioni, non soluzioni. Ma la conclusione che traggo da questi dieci anni di lavoro è che, per avere un futuro sostenibile, dobbiamo ridurre il consumo di risorse naturali e aumentare la produttività del nostro sistema alimentare. Come arrivarci dipende da noi e dalla creatività e laboriosità delle persone che ci forniscono il cibo. Tutti votiamo con la forchetta tre volte al giorno; le decisioni che prendiamo avranno un impatto significativo sul pianeta che condividiamo”.

Titolo: Nutrire il Pianeta
Categoria: Saggi
Autore: George Steinmetz
Editore: Apogeo
Pagine: 256
Prezzo: 46.00