C’è un Marte fatto di polveri, rocce, calotte polari. Un Marte fotografato dai rover, studiato nei laboratori, osservato nei cieli. Ma poi c’è l’altro Marte, quello invisibile ma potentissimo, che abita il nostro immaginario da secoli. È questo secondo pianeta, fatto di simboli, storie, paure e sogni, a essere al centro di "Rapsodia marziana" (Codice Edizioni), il libro scritto da Silvia Kuna Ballero con prefazione di Luca Perri, astrofisico e divulgatore scientifico. Un saggio intelligente, lucido, che affonda le mani nella cultura pop, nella fantascienza, nella filosofia, nella geopolitica e nell’astrofisica per rispondere a una domanda tanto semplice quanto urgente: perché vogliamo andare su Marte? E cosa ci stiamo davvero portando dietro?
Kuna Ballero intreccia con grande abilità diversi livelli di lettura: la realtà scientifica, l’immaginario collettivo, la critica sociale e il peso delle ideologie. Il risultato è un libro che scava sotto la superficie patinata della “conquista spaziale”, per mostrarne le contraddizioni e i non detti. “Non si tratta solo di esplorazione”, dice l’autrice, “ma di una nuova mitologia tecnologica, che spesso replica i vecchi errori: colonialismo, sfruttamento, esclusione. In questo senso, Marte non è il futuro: è un dejà vu travestito da avanguardia”.
Il Pianeta Rosso, ci ricorda l’autrice, è stato dio della guerra, specchio della follia umana, rifugio immaginario in tempi di crisi. Nell’Ottocento lo abbiamo popolato di marziani; nel Novecento è diventato teatro delle grandi utopie e distopie fantascientifiche; oggi è l’altare su cui si celebra il culto del progresso ipertecnologico. E mentre miliardari come Elon Musk promettono di colonizzarlo per salvare l’umanità, l’Orologio dell’apocalisse - secondo il Bulletin of the Atomic Scientists - segna 89 secondi alla mezzanotte. La fine sembra più vicina che mai: “quelli in Ucraina e in Medio Oriente non sono che i più visibili tra i numerosi conflitti in corso nel mondo, la maggior parte dei quali (come quelli in Sudan o in Myanmar) passano al di sotto dei nostri radar finché avvengono lontano dai nostri occhi”, aggiunge l’autrice, “eppure invece di cambiare rotta cerchiamo un’uscita di sicurezza tra le stelle”.
"Rapsodia marziana" prende sul serio l’idea che l’immaginario abbia un impatto sulla realtà. Le narrazioni che costruiamo intorno allo spazio non sono innocue: orientano le scelte politiche, tecnologiche, culturali. Se Marte è visto come una nuova frontiera, è anche perché sulla Terra molte cose stanno andando a rotoli. Ripetere lo stesso modello espansivo, estrattivo, competitivo anche fuori dall’atmosfera significa condannarsi nuovamente. “L’espansione diventerebbe uno strumento per rimanere fermi dove siamo, riciclando vecchi futuri”.
Con un tono sempre ironico, chiamando “astrocosi” e non “astrologi” gli esperti di spazio, Silvia Kuna Ballero ci costringe a ripensare l’idea stessa di progresso. Ci ricorda che, anche ammesso che si riesca ad abitare Marte, il prezzo sarà altissimo: lavoro pericoloso, vite sacrificate, condizioni estreme. E tutto questo per chi? Per quali finalità, con quali priorità e a vantaggio di chi?
Il libro è anche un inno alla possibilità di “altri futuri”. Non si limita a criticare il paradigma dominante, ma suggerisce che potremmo costruire visioni diverse dello spazio, del tempo, del rapporto con l’ambiente e con l’“altro da sé”, che sia il cosmo, il prossimo o chi nascerà su un altro pianeta. "Rapsodia marziana" è un’opera politica non nel senso di ideologia, ma di responsabilità collettiva. Marte, conclude l’autrice, è forse disabitato, ma non è un deserto neutro. È pieno di storie, miti, aspettative. È un palinsesto millenario su cui l’umanità ha proiettato desideri e paure. “Se però su Marte non c’è vita, c’è pur sempre un mondo, che è quel mondo di storie e mitologie che abbiamo creato e abbiamo depositato nell’arco dei secoli, un retaggio complesso ed eterogeneo con cui dovremo confrontarci e che, pur essendo incorporeo, paradossalmente, sarà molto più difficile da cancellare di una popolazione nativa, perché è un edificio di voci e memorie codificato e radicato nella nostra immaginazione”.
Un libro necessario in un’epoca in cui lo storytelling del futuro è stato privatizzato da chi vende razzi, chip e sogni transumanisti. È un invito a capire che non ci sarà nessun altrove se prima non cambiamo qui.
Titolo: Rapsodia marziana
Categoria: Saggi
Autore: Silvia Kuna Ballero
Editore: Codice edizioni
Pagine: 329
Prezzo: 19.00