Sono quindi le onde ad aiutare il marinaio nell’orientamento. Ma vediamo quali e in che modo “Stiamo parlando delle onde di swell, lunghe onde oceaniche generate da venti lontani, principalmente da nord-est, lungo la costa americana fino all’Australia. Quando queste onde incontrano un atollo, subiscono riflessioni e rifrazioni”, precisa L’esperto. “I navigatori marshallesi, vivendo in simbiosi con il mare, impararono a riconoscere le variazioni nell’altezza e nella frequenza delle onde, distinguendo l’effetto che ogni specifica isola aveva sul moto ondoso. Ogni atollo, infatti, riflette le onde in modo diverso, creando una sorta di firma unica che i navigatori sapevano ascoltare e interpretare”.
Grazie al loro sapere, frutto di secoli di osservazione questi marinai avevano messo a punto una sorta di Gps artigianale; “In realtà è meglio di un Gps: senza strumenti tecnologici, ma con un’intelligenza che oggi definiremmo ambientale. Gli scienziati moderni hanno studiato le stick charts e verificato che rappresentano accuratamente la fisica delle onde della regione. Questo ci insegna che possiamo orientarci nel mondo non solo con strumenti digitali, ma anche con un’attenzione profonda ai segnali della natura e comprendere il nostro ambiente semplicemente ascoltandolo”, conclude Carniel.
Oggi, le stick charts sono conservate nei musei come testimonianza di un sapere tradizionale straordinario, capace di anticipare le moderne conoscenze sulle dinamiche oceaniche.