Marconista e altri deantroponimici
Dall’invenzione di Marconi deriva il termine deonomastico “marconista”, ossia un vocabolo che deriva da un nome proprio e il cui significato è strettamente collegato al nome di origine. Con Lucia Francalanci dell’Istituto opera del vocabolario italiano del Cnr abbiamo parlato del fenomeno dei deonomastici, della loro diffusione nella lingua italiana e del caso specifico di “marconista”: un caso unico e particolare
Si deve a Guglielmo Marconi nel 1895 l’invenzione della radiocomunicazione a distanza via onde radio la cui evoluzione portò allo sviluppo della radio e della televisione. Da qui nascerà poi il termine deonomastico “marconista”, figura professionale associata a questo strumento e che indica un membro dell’equipaggio di aeromobile o nave, addetto alle radiocomunicazioni di bordo. La deonomastica è la disciplina che prende in esame proprio questo tipo di fenomeni e definisce i procedimenti che danno origine al passaggio da nome proprio a nome comune. “Tale passaggio porta nomi, cognomi, soprannomi di singoli individui (reali o fittizi), denominazioni di luogo, ma anche nomi di marchi, enti e associazioni a diventare nomi comuni, che rimandano alla sfera di significato del nome di partenza ma che denotano qualcosa di diverso”, spiega Lucia Francalanci dell’Istituto opera del vocabolario italiano del Cnr.
Il settore dei deonomastici è stato negli anni abbastanza trascurato dalla lessicografia, ma è in realtà un fenomeno in continuo arricchimento. “L’importanza e la specificità della deonomastica dipendono dal fatto che questa disciplina deve unire la conoscenza dei meccanismi di derivazione linguistica con competenze storiche, letterarie, culturali, di storia della scienza, ecc. Non è infatti sempre trasparente il rapporto fra il nome di luogo o di persona e il termine che ne deriva: chi, ad esempio, potrebbe immaginare che il termine giurassico derivi dalla catena del Giura, che prosecco derivi da Prosecco, nome di una località in provincia di Trieste, o che sandwich venga dal politico inglese John Montagu conte di Sandwich?” spiega la ricercatrice. “Tornando a Marconi, il sostantivo maschile e femminile marconista deriva dal nome dello scienziato a cui è aggiunto il suffisso -ista, usato produttivamente nella formazione di nomi che indicano un mestiere, una professione. Ma come si diceva in precedenza, ‘marconista’ è anche un deantroponimico, cioè un deonimico che deriva da un antroponimo (nome di persona): essendo Marconi l’inventore della radiotelegrafia, il termine marconista indica la figura professionale associata a tale strumento. La trafila lessicale è questa: dall’antroponimo Marconi è tratto il prefisso marconi- indicante relazione con la radiotelegrafia e con le onde radio, che viene usato in diversi composti, tra cui appunto marconista, ma anche marconifòno ‘particolare tipo di apparecchio radiofonico ricevente’; marconigrafia ‘radiotelegrafia, telegrafia senza filo’; marconigramma ‘radiotelegramma’; marconipiressia ‘elevazione della temperatura corporea mediante onde corte’; marconiterapia ‘terapia fisica a base di onde elettromagnetiche corte che generano calore nell’interno dei tessuti’”.
Louis Daguerre
Da Marconi però deriva anche l’aggettivo marconiano che significa “che è proprio, che si riferisce, che è relativo allo scienziato e inventore italiano Guglielmo Marconi, ai suoi studi, alle sue invenzioni”. “Come nota Mingioni nel manuale ‘Dal nome proprio al nome comune. Studi semantici sul mutamento dei nomi propri di persona in nomi comuni negl’idiomi romanzi’, marconista sembra essere un hapax nell’indagine sui deantroponimici, cioè un caso unico, particolare, in quanto il vocabolo si è generalizzato dopo una prima attestazione collocata nel 1932 dal Dizionario Etimologico Italiano (DEI) e nel 1935 da alcuni dizionari italiani (GDLI, Sabatini-Coletti, Zingarelli 2025), ovvero quando Marconi era ancora vivo. In realtà, sembrerebbe essere una caratteristica comune a più di un derivato di Marconi: stando al Dizionario Etimologico della Lingua Italiana (DELI), la voce marconigramma sarebbe infatti datata 1903 e quindi ancora precedente; marconiano sarebbe attestato dal 1911, marconigrafia e marconiterapia dal 1935. Sempre il DELI precisa che marconista è un’abbreviazione dell’originario marconigrafista” continua l’esperta. “Sulla fissazione del termine ci sarebbe da riflettere, considerando l’ottica nazionalistica dell’epoca in cui si diffonde, che potrebbe far pensare sia stata volontà di Marconi stesso, come atto di autocelebrazione. In ogni caso il deantroponimico assume da subito il ruolo di sostantivo atto a indicare una figura ben precisa, un nome di mestiere per l’esattezza, e se oggi l’uso del termine è nettamente ridotto in quanto è pressoché scomparsa la professione da esso indicata, persiste comunque la segnalazione nei maggiori dizionari, quale voce consolidata del lessico italiano”.
Sono diversi i personaggi noti da cui derivano termini: dagherrotipo, per esempio, è il primo procedimento fotografico per lo sviluppo di immagini messo a punto dal francese Louis Jacques Mandé Daguerre, da cui trae il nome. Oppure daltonismo, la percezione alterata dei colori che deve il nome a John Dalton, chimico e fisico inglese che ne era affetto e per primo lo descrisse nel 1794. Come si originano dunque i deonomastici e che diffusione hanno? “I deonimici sono creati a partire da nomi di persona o antroponimi (nomi, cognomi, soprannomi, sia di persone reali sia di personaggi fittizi: edipico, fantozziano, garibaldino), da nomi di luogo o toponimi (denominazioni di città, regioni, monti, mari, ecc.), in particolare da etnici (aggettivi o sostantivi tratti da un toponimo che indicano l’appartenenza a una popolazione: Italia-italiano) e da nomi commerciali o marchionimi (nomi con cui sono noti in commercio determinati prodotti o nomi delle aziende che li producono: scotch, sottiletta). I procedimenti che danno origine a questo passaggio da nome proprio a nome comune possono essere di tipo morfologico, come il ricorso a suffissi (Dante-dantesco) oppure di tipo semantico, attraverso fenomeni come l’ellissi, la metonimia o l’antonomasia”, conclude Francalanci. “Un caso di ellissi è rappresentato da (formaggio di) Asiago-asiago, nome comune che indica il ‘formaggio a pasta dura prodotto nell’altopiano di Asiago’. Un esempio di metonimia (figura retorica che consiste nell’esprimere un concetto con un termine diverso da quello proprio, ma che è legato a questo da un rapporto di dipendenza) è il termine bikini ‘costume da bagno femminile a due pezzi’, che deriva dall’inglese Bikini, nome di un atollo dell’Oceano Pacifico dove vennero eseguiti, a partire dal 1946, esperimenti atomici: come a dire ‘costume esplosivo’, di grande effetto, essendo di dimensioni ridotte per la moda dell’epoca. Negli antroponimi è frequente l’antonomasia detta vossianica, meccanismo per cui il nome proprio di un personaggio famoso (reale o immaginario) passa a indicare tutti coloro che ne possiedono le stesse caratteristiche, che siano fisiche, morali o comportamentali. Quest’ultimo fenomeno è uno dei meccanismi più produttivi nella formazione di deonimici; tra i numerosi esempi, le voci cicerone (dal nome del celebre filosofo Marco Tullio Cicerone), che indica ‘una persona eloquente’ ma anche ‘una guida turistica’; mecenate (dal nome del patrizio romano Gaio Plinio Mecenate, protettore e amico di poeti e letterati latini), che fa riferimento a ‘un protettore di letterati e artisti’; pinocchio (dal nome del celebre burattino Pinocchio di Collodi, che a sua volta ha alla base il nome comune toscano pinocchio ‘pinolo’), che denota qualcuno ‘che dice bugie’”.
Fonte: Lucia Francalanci, Istituto opera del vocabolario italiano, lucia.francalanci@cnr.it